Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Pietro Mancini, figlio del compianto ex sindaco di Cosenza.
«Vi ringrazio, amiche e amici, perché è da giovedì, da quando avete saputo che il sindaco pro-tempore di Cosenza ci ha comunicato, via pec, firmata il 2 gennaio, di voler sfrattare la statua di Giacomo Mancini da davanti a quel municipio - dal quale il Leone ha guidato, molto bene, per dieci anni, la nostra città - che ci state esprimendo la vostra vicinanza per una decisione che anche voi, come noi, ritenete offensiva. La statua – si legge nella lettera di Pietro Mancini – è di proprietà della “Fondazione Giacomo Mancini”, che ne ha concesso, gratuitamente, il comodato d’uso al Comune. È stata collocata lì dove sta a seguito di atti autorizzativi del Comune, che stabiliscono che quello è il punto più idoneo. E questi stessi atti – sottolinea ancora Pietro Mancini – dispongono che, senza l’autorizzazione del proprietario, la statua non può essere spostata. Nemmeno di un millimetro. No comment su quanti ossequiano il Sindaco pro-tempore… Ne hanno facoltà. Mio padre, con il suo sorriso ironico, rideva di quanti, dichiarandosi più socialisti di lui, non partecipavano, tuttavia, mai, ben acquattati, a nessuna delle sue tante battaglie… E sdottoreggiavano, come fanno oggi…. Lo fanno quanti pretendono di darci lezioni sulla statua, per non inimicarsi personaggi, che potrebbero essere, in futuro, utili a loro e ai loro congiunti. E contro di noi ossequiano le livorose note di familiari ….ostili a me, che sono orgoglioso di essere stato la persona, politicamente e personalmente, più vicina a Giacomo Mancini…. E non mi pesa affatto di non essere entrato alla Camera dei deputati a causa di una lista “contra personam”…. contro di me e, soprattutto, contro il “Leone” che, con orgoglio, non chiese e non promise nulla….. a favore di suo figlio».
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