Parlano di «distanza politica ormai incolmabile rispetto alle scelte adottate dal partito a livello regionale», i quattro componenti della Lega che hanno deciso di abbandonare il Carroccio. È dell’altro ieri la lettere di dimissioni dal Consiglio direttivo di Cosenza vergata da Roberto Bartolomeo (vice segretario provinciale), Valentino Ciardullo, Nicola Zanfino e Anita Marilyn Sorrentino, pronti a contestare talune decisioni assunte dalla Lega in chiave calabrese, avvenute senza il coinvolgimento dei territori. Loro che, nel capoluogo bruzio e, in genere, nella provincia di Cosenza, si sono sempre impegnati nel portare avanti le istanze del partito, contribuendo alla crescita dello stesso anche in termini percentuali. E lo rimarcano in modo abbastanza evidente nella missiva di commiato: «Non esistono più i presupposti, in Calabria, per continuare a lavorare per la Lega dopo avere, per anni, dedicato impegno totale nell’organizzazione di gazebo, tesseramenti, eventi e manifestazioni di ogni genere». Speravano probabilmente, in un cambio di passo alla luce della recente nomina a commissario del Carroccio in Calabria del presidente del Consiglio regionale, Filippo Mancuso, «ma i nostri appelli affinché venisse indetto un incontro per stabilire insieme la data dei congressi provinciali e regionali, non hanno trovato risposte». Forse cercavano sponda anche nei vertici locali del partito di Matteo Salvini, rispetto ai quali i quattro dimissionari conservavano e conservano ancora un ottimo rapporto, a iniziare dal segretario provinciale, Leo Battaglia, sempre in prima linea nel perorare le cause del Carroccio e a recepire le istanze dei cittadini. Come pure della deputata della Lega, Simona Loizzo, punto di riferimento importante per iscritti e simpatizzanti, che parla di «normali dinamiche interne. Dispiace perdere pezzi significativi del partito, ai quali porgo un plauso per l’impegno e il lavoro profuso». Nel frattempo la rottura si è consumata, con i quattro malpancisti che in un passaggio della lettera, auspicavano la convocazione di una seduta del Consiglio direttivo provinciale di Cosenza, a quanto pare mai avvenuta dal giorno dell’insediamento dell’organismo, ritenuta «utile al confronto» e propedeutica «alla riorganizzazione a livello provinciale».