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Centrale del Mercure, Calderoli replica a Occhiuto: “Se la prenda con Pichetto Fratin”

Dopo lo stop alla norma regionale che riduce la produttività. Prove di distensioni lungo l’asse Catanzaro-Roma mentre in Calabria si registrano movimenti elettorali con il Pd che opera dietro le quinte

Acqua sul fuoco. Il centrodestra prova a ricompattarsi. Il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Roberto Calderoli, diluisce le tensioni con la Regione Calabria sul destino della Centrale del Mercure. L’esponente del Carroccio si è detto dispiaciuto dopo aver letto «alcune dichiarazioni di queste ore del governatore Roberto Occhiuto, il quale sostiene che i rapporti con il sottoscritto “non sono più quelli di inizio legislatura”». Calderoli intende chiarire: «Se il motivo di queste dichiarazioni è l'impugnativa sulla norma relativa alle biomasse, ci tengo a sottolineare che la richiesta non nasce dagli Affari Regionali, ma arriva dal Ministero dell’Ambiente e dal collega Pichetto Fratin, espressione di Forza Italia».
Ma non c’è solo la polemica Governo-Regione. La Centrale del Mercure è diventata, inevitabilmente, l’arena elettorale dove si compongono e scompongono le alleanze politiche della Calabria più settentrionale. Qui si gioca una partita importante in via delle le Regionali del prossimo anno. Il Pd ha provato a giocare d’anticipo muovendosi in occasione della visita in Calabria da Elly Schlein. Gli stati generali della montagna si sono tenuti a Mormanno che è uno dei luoghi strategici dello scontro sui 41 megawatt termici di una delle centrali più potenti d’Europa. Nell’occasione sarebbe stato siglato il patto dei sindaci del centrosinistra. Un asse forte con alcuni primi cittadini che potrebbero figurare nelle liste elettorali alle Regionali.
I riflettori, in particolare, restano puntati sul centrosinistra del Pollino. La centrale del Mercure, riconvertita nel corso di tanti anni di governo, ha avuto le gambe per continuare ad operare in un contesto ambientale di grande pregio, nonostante l’assenza di un presidente alla guida dell’Ente Parco del Pollino da ben due anni. Un vulnus politico che costituisce una macchia per Fratelli d’Italia, ma anche per Forza Italia, partiti del centrodestra che in Calabria e Lucania non sono riusciti a fare sintesi sul successore di Domenico Pappaterra, fatto decadere proprio dal Ministero dell’Ambiente. Una fretta inutile, vista l’impossibilità di accordarsi sul nome del successore.

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