La “nonna coraggio”. C’è una donna, determinata e forte, dietro la svolta investigativa giunta riguardo al ripetuto maltrattamento subito dai due bimbi di due e tre anni e mezzo a Paola. È la nonna paterna che, resasi conto delle ripetute violenze fisiche e psicologiche subite dai nipotini, si mette in gioco girando dei video con il telefonino e raccontando ai carabinieri ciò che aveva visto e capito. È lei a tentare con ogni mezzo disponibile di proteggere i minori, a testimoniare della loro presenza in casa del compagno della madre, a raccordare una serie di elementi nel frattempo raccolti dagli investigatori. Non ha paura delle conseguenze e punta dritto all’unico obiettivo che le interessa: tutelare i piccoli, strapparli a una condizione che li ha costretti a più riprese a ricorrere alle cure dei medici ospedalieri di Paola e di Cosenza. È lei che spinge il padre naturale delle giovanissime vittime ad adoperarsi come può in difesa dei figli. Il dato emerge dalle intercettazioni fatte eseguire dalla procura di Paola dopo il ricovero dei piccoli in ospedale a distanza di pochi giorni l’uno dall’altro e dal provvedimento emesso dal Tribunale per i minori di Catanzaro con il quale i due nipotini le sono stati addirittura affidati. «Emerge chiaramente» scrivono i giudici «non solo l’assoluta estraneità ai gravi fatti in esame del padre e dei congiunti del lato paterno quanto piuttosto che nel brevissimo arco di tempo in cui i minori si trovavano in compagnia del padre e della nonna paterna gli stessi si sarebbero preoccupati per le condizioni di turbamento dei minori e per la tumefazione del più piccolo a una mano». La nonna capisce che i nipotini sono in pericolo, si preoccupa e si dispera. E decide subito di fare qualcosa, non può rimanere con le mani in mano. Così, d’accordo con il figlio, avverte il medico di famiglia perchè vengano assicurate adeguate cure al più piccolo dei fratellini. Poi chiede spiegazioni alla madre dei piccoli sulla causa delle lesioni e non soddisfatta delle delucidazioni avute gira due video con il telefono cellulare e scatta delle foto per documentare le ecchimosi che il nipotino mostra sul corpo. I magistrati sottolineano: «Ciò con l’evidente scopo di precostruirsi una prova che effettivamente ha esibito alle forze dell’ordine nell’ambito delle indagini».