
Succede di tutto nelle notti dell’area urbana cosentina. E molto non si vede poiché nessuno lo racconta. Poi capita che una sera i volontari dell’unità di strada dell’associazione “Casa nostra” incontrano due senzatetto stranieri nell’area della stazione di Vaglio Lise, parlando un po' con loro dopo avere consegnato un pasto caldo e una coperta, un giubbotto e una bottiglietta d’acqua. Il cibo, sottolineano da sempre il presidente di “Casa nostra” Pino Salerno e le suore che lo affiancano nel coordinamento dell’unità di strada e degli altri servizi di solidarietà, è solo uno strumento per avvicinarsi ai senza casa, per valicare il muro di paura e diffidenza che alzano tra loro e il resto del mondo.
Così durante l’uscita di mercoledì sera Alessandro, Francesco e Domenico, dialogando con due stranieri che passavano l’ennesima notte sotto i portici dello scalo ferroviario, hanno scoperto che di notte sono spesso avvicinati e anche molestati da persone che bussano alla macchina abbandonata nella quale hanno trovato alloggio, o al giaciglio di fortuna realizzato a terra con coperte e cartoni, cercando prestazioni sessuali. «Non ho una casa, ma una dignità sì», racconta uno dei due senzacasa, aggiungendo che non gli dà fastidio essere avvicinato, ma essere svegliato magari nel cuore della notte. E poi l’insistenza nella richiesta che diventa molestia. Perché la notte all’addiaccio è ancora più lunga, oltre che colma di paure e in questi mesi gelida. «Tanti pensano che solo perché viviamo qui, siamo disposti a tutto. Non è facile nemmeno difenderci per noi», aggiunge l’altro anche un po’ imbarazzato di raccontare gli episodi che ormai da tempo si ripetono sempre più spesso, anche a opera di persone diverse. Tutte residenti nell’area urbana e in centri dell’hinterland cosentino. Almeno così raccontano.

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