
La Fiera tramonta oggi dopo giornate intense, piene di voci, di gente e di un insolito sole. Qui a Cosenza, l’omaggio a San Giuseppe e ai papà coincide con l’evento che, a dispetto dei suoi otto secoli di vita, è più vivo e vitale che mai, e conserva intatto il suo fascino. Certo, cambiano i luoghi, le vetrine espositive, ma il suo significato non muta. Per tutti resta “a’ Fera”, la festa di primavera che si è radicata nella tradizione di questa città. Quei tre chilometri del circuito commerciale ritagliato sull’ultima porzione del viale Mancini sembrano, addirittura, un posto nuovo, diverso. Ma in fondo, è lo stesso. Ed è sempre uguale pure il senso di questa gigantesca expo all’aperto, tanto cara ai cosentini.
Certo, quest’anno, non sono mancati i problemi, con la gestione di un’organizzazione che è apparsa, improvvisamente, più complicata tra salassi delle tariffe e trasferimenti di spazi espositive. E gli avversari politici della maggioranza di governo ne approfittano per mettere sott’accusa il sindaco. Il coordinatore cittadino di FdI, Sergio Strazzulli, attacca: «Persino sulla Fiera di San Giuseppe la Giunta Caruso riesce a farsi male da sola. Il tradizionale evento è stato innanzitutto “orfano”dei venditori ambulanti più attesi dai cosentini, vimini, terrecotte, piante e fiori. Questo perché gli operatori hanno scelto di non accettare, l’imposizione di tariffe più elevate (peraltro ufficializzate solo poco prima della scadenza delle prenotazioni) nonché gli spostamenti di sede predisposti dall’Assessorato. I commercianti hanno giustamente protestato ricordando alla Giunta Caruso che proprio loro rappresentano un simbolo identitario della plurisecolare Fiera e, anche e soprattutto rispetto al resto delle “bancarelle” e della merce esposta, costituiscono un’eccellenza artigianale che andrebbe valorizzata».

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