
«Motivazione del tutto assente o apparente». Con queste parole la Corte di Cassazione spiega perchè ha annullato con rinvio la sentenza di assoluzione, pronunciata dalla Corte di appello di Catanzaro, nei confronti dell’ex sindaco di Rende, Sandro Principe, e di altri politici, finiti nell’inchiesta su mafia e politica denominata «Sistema Rende». La Suprema Corte, nelle scorse settimane, ha deciso che si dovrà rifare il processo anche per l’ex sindaco di Rende Umberto Bernaudo e per gli ex assessori comunali Pietro Ruffolo e Giuseppe Gagliardi. I quattro erano stati assolti sia in primo grado dal Tribunale di Cosenza che nel secondo grado di giudizio dai giudici catanzaresi. Sono accusati di concorso esterno in associazione mafiosa, voto di scambio e, per quanto riguarda Gagliardi, è contestato pure il reato di corruzione. Ma il sostituto pg di Catanzaro Raffaella Sforza aveva presentato ricorso ritenendo carenti le motivazioni dei giudici sulle assoluzioni.
«Si è in presenza di una motivazione del tutto mancante o comunque apparente - scrivono i giudici della Cassazione - atteso che «in tema di sentenza di appello, incorre in una motivazione apparente il giudice che si limiti a una mera rassegna degli elementi di prova assunti nel corso del processo, senza tenere in adeguato conto le specifiche deduzioni difensive, omettendo, altresì, di fornire adeguata spiegazione circa l’infondatezza, l’indifferenza o la superfluità degli argomenti opposti con il ricorso».
«E nel caso in esame - secondo i magistrati - l’apparenza della motivazione è ancora più evidente perchè la sentenza impugnata neanche ha passato in rassegna gli elementi di prova assunti nel giudizio di primo grado, limitandosi soltanto a ribadirne le conclusioni». I giudici della Suprema Corte spiegano, nel dettaglio, perchè quelle motivazioni sono carenti facendo riferimento anche a quanto evidenziato dalle difese: «Nella discussione orale del ricorso - si legge - il difensore degli imputati Principe e Gagliardi ha insistito sulla tesi che l’atto di appello del pubblico ministero sarebbe stato inammissibile per difetto di specificità, e, che, pertanto, questo ricorso dovrebbe essere considerato in ogni caso inammissibile. Il difensore degli imputati Principe e Gagliardi, però, esattamente come la sentenza impugnata, non ha indicato neanche un passaggio logico della sentenza di primo grado con cui l’atto di appello non si sarebbe confrontato e che dovrebbe indurre a ritenerlo inammissibile per difetto di specificità, limitandosi a ricordare il principio di diritto in astratto senza scendere mai nei dettagli che dimostrerebbero l’applicabilità dello stesso al caso in esame».
Secondo l’inchiesta condotta dall’allora pm Pierpaolo Bruni (oggi procuratore capo a Santa Maria Capua Vetere), politici e amministratori rendesi avrebbero stipulato un patto politico-mafioso grazie al quale avrebbero ottenuto sostegno elettorale in cambio di favori come le assunzioni in alcune cooperative del Comune. Adesso la parola spetta ai giudici di un’altra sezione della Corte di Appello di Catanzaro.
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