
«Lo Stato siamo noi. Dobbiamo riappropriarci dello status di cittadini per abbandonare l’abito della sudditanza». Parole forti e vibranti, quelle pronunciate all’Università della Calabria, nel pomeriggio di ieri, da Salvatore Curcio, procuratore capo della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, che ha affrontato con grande passione il tema della costruzione di una pedagogia del cambiamento nella nostra terra.
«La sudditanza richiede favori», ha evidenziato il magistrato nativo di Soverato ai 120 universitari iscritti al corso di Pedagogia dell’Antimafia, attivo al dipartimento di Culture, educazione e società, spiegando loro la necessità di recuperare il senso etico della vita. «Non possiamo più tacere perché le mafie si nutrono dei nostri silenzi e della nostra equivocità che producono rassegnazione», ha continuato il massimo esponente dell’antimafia catanzarese.
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