
Il gup distrettuale, Marilena Sculco, facendo proprie le argomentazioni esposte dagli avvocati difensori, Nicola Rendace e Giovanni Carlo Tenuta, ha ordinato il non luogo a procedere nei confronti del finanziere Enrico Dattis, 43 anni, di Cosenza. Il sottufficiale dello Scico di Roma era finito nelle maglie dell’inchiesta della Dda di Catanzaro “Recovery” dopo aver fiutato per anni le tracce delle organizzazioni malavitose più temute del Paese. I pm antimafia lo ritenevano parte di quel “Sistema Cosenza” per aver soffiato notizie riservate sull’inchiesta antimafia al genero di un suo amico che veniva inquadrato vicino agli ambienti della criminalità organizzata cittadina. Accuse che gli costarono una interdizione professionale di dodici mesi.
Ma le ipotesi accusatorie avevano già subito, nei mesi scorsi, lo stop della Cassazione che aveva sospeso la misura interdittiva rinviando a un’altra Sezione del Tdl il fascicolo per un nuovo riesame. Una decisione ispirata dall’istruttoria dei legali di Dattis che avevano sollecitato un approfondimento investigativo per accertare alcuni passaggi fondamentali dell’indagine preliminare. All’esito degli accertamenti gli avvocati Rendace e Tenuta avevano presentato il ricorso accolto dalla Cassazione. Secondo i legali il finanziere nel periodo di riferimento era in servizio in altre sedi e non avrebbe potuto avere, in alcun modo, accesso agli atti dell’inchiesta condotta dalla Procura antimafia di Catanzaro. Con Dattis è stato prosciolto anche un altro imputato: Salvatore Imbrogno. All’abbreviato gli altri 74 imputati.
Caricamento commenti
Commenta la notizia