Imprese e Istituzioni alleate per costruire il sistema Europa con l'uso responsabile delle risorse: il focus a Cosenza
Lo sviluppo non è utopia ma volo, un alito profetico che si muove seguendo rotte tutte convergenti verso il Sistema Europa. La rivoluzione della grammatica del “fare impresa” è partita dalla Camera di Commercio di Cosenza dove la crescita è stata saldamente blindata nei recinti della legalità, al riparo dalle infezioni maligne. Un cambio di paradigma nei margini, nelle forme, nella semantica. Il presidente dell’istituzione, Klaus Algieri (che è anche vicepresidente nazionale di Unioncamere), ha presentato all’Italia intera quel mondo nuovo che risplende nell’imprenditoria, quel raggio di luce che si spalanca nella penombra della vasta storia di questa terra che, a Sud di Napoli, ha sempre faticato. L’occasione per presentarsi al resto del Paese è stato l’appuntamento nazionale su “La tutela degli interessi finanziari dell’Unione europea”, partito ieri e che si concluderà stamattina: dopo i saluti di Algieri, di Romeo Ermenegildo Palma (procuratore della Corte dei conti Calabria) e di Claudio Consales (Consiglio nazionale forense), Angelo Buscema (giudice della Corte costituzionale) presiederà la sessione in cui interverranno Adriano Scudieri (procuratore europeo delegato EPPO), Bruno Bartoloni (generale Gdf), Quirino Lorelli (procuratore della Corte dei conti Valle d’Aosta), Carlo Chiappinelli (presidente di Sezione della Corte dei conti-coordinatore Sezioni riunite in sede di controllo) e Pierlugi Caterino (Olaf, Ufficio europeo antifrode). Un contenitore di approfondimenti, confronti e alta formazione su un tema di centrale rilevanza per la legalità e la trasparenza nella gestione delle risorse europee che proprio al Sud non sempre hanno centrato il bersaglio. Argomenti sviluppati con il contributo di relatori di assoluto rilievo come il presidente della Corte dei Conti, Guido Carlino, e il giudice costituzionale, Angelo Buscema. L’assolo di Algieri ieri ha trasformato subito la platea della due giorni di studio in frontiera aperta capace di raccogliersi per affrontare l’alba nuova di una svolta possibile. «Qui s’incontrano sapere giuridico e istituzionale. La Camera di Commercio è un corpo intermedio, qui abbiamo formazione, informazione e apertura verso il basso. Abbiamo sempre creduto nella democrazia delle imprese. Una democrazia partecipata. Le istituzioni devono aprirsi di più affinché il Sistema Paese faccia seri passi in avanti. Noi stiamo facendo la nostra parte. Abbiamo creato il Parlamento delle imprese che è formato da 10 parlamentari che rappresentano la voce delle associazioni rappresentate. A turno, ognuno di loro ha tre minuti per esporre problemi, quesiti, proposte. È una delle novità che ha generato un modello virtuoso, il modello #OpenCameraCosenza che è diventato uno schema internazionale, un riferimento per le imprese che operano in questo territorio, apprezzato dalla Bocconi che ci ha proposto per Ocse. La nostra organizzazione, qualche anno fa, colpì anche Giuseppe De Rita che, davanti al Presidente della Repubblica, raccontò l’esperienza della sua visita a Cosenza: “Una realtà unica, una città governata perché i corpi intermedi funzionano bene”. Il Sistema Italia si costruisce insieme, istituzioni e imprese. Conoscendo il nostro presente possiamo progettare la visione futura del Paese. E così dobbiamo costruire anche l’Europa». E dopo Algieri, i saluti istituzionali. Quelli del sindaco di Cosenza, Franz Caruso; quelli del governatore calabrese, Roberto Occhiuto; quelli di due sottosegretarie di Stato, Wanda Ferro, all’Interno, e Maria Tripodi, al Ministero degli Affari Esteri; quelli della prefetta di Cosenza, Rosa Maria Padovano; quelli del vicepresidente del Consiglio nazionale dei Dottori commercialisti e dei revisori contabili, Antonio Repaci. Ognuno di loro ha lasciato scie che hanno impregnato la sala di interesse che ha contaminato i presenti. Rotte che si sono coagulate nell’intervento del presidente della Corte dei Conti, Guido Carlino che ha acceso i riflettori sul tema: «L’argomento è stimolante e tocca da vicino le comunità locali e la Corte dei Conti nelle sue molteplici attività. Il corretto impiego dei fondi erogati dall’Unione Europea costituisce un impegno fondamentale per il delicato quadro politico, economico e sociale che caratterizza questa fase geopolitica. Non va infatti dimenticato che la lesione delle risorse finanziarie europee rappresenta una piaga che causa gravi pregiudizi al funzionamento e allo sviluppo dell’Eurozona e incide sulle dinamiche gestionali con significative ricadute sugli Stati membri e quindi sull’insieme dei cittadini europei di oggi e del futuro, pensando sullo sviluppo sociale ed economico fino a costituire un freno allo sviluppo stesso. Inevitabili devono essere i riflessi sui sistemi di controllo che richiedono strumenti di monitoraggio sempre più efficaci e aggiornati, in grado di verificare la qualità della spesa e di intercettare tempestivamente eventuali distorsioni operative prima che possa risultare compromesso il raggiungimento dei risultati previsti. In questo ambito la Corte dei Conti svolge una rilevante attività di controllo e di tutela sui fondi europei». Il governatore Occhiuto: «Troppi enti locali in default e senza soldi» Il governatore della Calabria, Roberto Occhiuto si prende la scena quando rivolgendosi al presidente della Corte dei Conti, Guido Carlino, confessa il suo sogno: «Ho chiesto alla Corte dei Conti di svolgere una funzione che sia anche di supporto, di consulenza, non solo agli enti locali e alla Regione, ma anche ai decisori politici nazionali. In questo Paese bisogna costruire un contesto nel quale i controlli siano garantiti senza pregiudicare la velocità di completamento delle pratiche amministrative e il loro orientamento ai risultati. Nel corso degli anni, purtroppo, la qualità dei controlli è peggiorata e questo non ha nemmeno determinato un aumento della qualità delle procedure amministrative e un migliore orientamento di queste procedure ai risultati, quindi la Corte dei Conti che ha competenze e esperienze specifiche, potrebbe mettere queste esperienze a disposizione dei decisori negli enti locali, ma anche in Parlamento». Ma c’è un disagio condiviso da ogni amministratore locale. Disagi che, a volte, diventano muri insuperabili perché quei fondi che salvano l’economia del Paese a volte si trasformano in risorse schiaccia enti locali. «La Calabria è una terra di Comuni in dissesto. Non hanno la possibilità di avere un segretario generale, un capo della Ragioneria, un in genere capo, né possono selezionare personale perché ci sono vincoli che rendono impossibile il reclutamento per necessità. E allora è difficile che questi Comuni possano uscire da questa situazione di dissesto che a volte è generata, oltre che dalla capacità di riscuotere e dalla povertà del tessuto economico dei territori anche da un deficit di capacità amministrativa. Ho detto spesso, in altri contesti, rispondendo anche a qualche mio collega del Nord, che le gabbie salariali le farei al contrario. Pagherei di più i dirigenti che lavorano in contesti difficili».