Il mondo delle Camere di Commercio italiane all’estero, da ieri è a Cosenza, alla scoperta di una economia calabrese che continua a registrare segnali di vitalità, soprattutto, nell’export. Per tre giorni questa terra diventa hub del dialogo economico globale. Un evento ispirato dal visionario presidente della Camera di Commercio di Cosenza, Klaus Algieri. Le realtà produttive locali avranno la possibilità di confrontarsi con i delegati delle 86 Camere di Commercio italiane all’estero guidate dal presidente dell’Assocamere estero, Mario Pozza. Nel 2024, la rete delle CCIE ha generato 300mila contatti d’affari con oltre 160mila imprese coinvolte. Assocamere estero conta oltre 21mila associati, di cui l’88% sono aziende locali che considerano l’Italia un partner per il proprio business o per operazioni di investimento. Tra networking e cooperazione internazionale, anche a Cosenza fioriranno sinergie e benefici per le aziende locali, come spiega il presidente dell’Associazione, Pozza: «La 34.ma Convention Mondiale delle Camere di Commercio Italiane all’Estero (CCIE) rappresenta un’occasione unica per mettere in relazione diretta il tessuto imprenditoriale calabrese con la rete delle 86 Camere attive in 63 Paesi nel mondo. Siamo molto grati alla Camera di Commercio di Cosenza e al presidente Algieri per aver fortemente voluto che questo evento si svolgesse qui allo scopo di valorizzare nel mondo le potenzialità di questo territorio, che sta dimostrando un forte dinamismo anche sui mercati internazionali. Parliamo di una Calabria dinamica e vitale, che ha aumentato – in controtendenza con il calo registrato nel Mezzogiorno e in Italia – gli scambi con l’estero: le esportazioni di merci a prezzi correnti sono cresciute del 9,4%, raggiungendo i 965 milioni di euro. L’export è aumentato soprattutto verso i Paesi extra UE (+15,3%), mentre le vendite verso gli Stati Uniti – che potrebbero risentire dei dazi annunciati lo scorso 2 aprile – sono comunque salite dell’1,5%. Gli oltre 500 incontri B2B organizzati nella giornata di domani tra più di 150 imprese locali e i rappresentanti delle CCIE sono l’occasione per trasformare queste potenzialità in percorsi concreti di sviluppo. Confronti strutturati per generare connessioni mirate, costruite sulla base dei reali fabbisogni dei mercati stranieri. L’obiettivo non è solo offrire un’opportunità di contatto, ma attivare meccanismi di fiducia, conoscenza e collaborazione che possano proseguire ben oltre l’evento». La scintilla, il primo fuoco, la possibilità di valorizzare competenze e prodotti locali. Le aziende entreranno in connessione con interlocutori che conoscono i mercati esteri dall’interno e che possono fungere da catalizzatori di nuove traiettorie di crescita. La Convention diventa così un ponte concreto tra la Calabria e il mondo. «Il processo di internazionalizzazione delle Pmi calabresi – spiega ancora Pozza – passa, inevitabilmente, attraverso la costruzione di ponti con le economie estere. Connessioni che possono essere generate attraverso l’indispensabile riferimento delle comunità d’affari italiane radicate negli altri Paesi, una presenza nei contesti economici locali che permette di supportare le imprese nell’interpretare e governare i continui cambiamenti dello scenario globale. Un sistema produttivo che ha bisogno di aiuti per tornare a correre superando gli ostacoli dello choc dei dazi americani, delle speculazioni, dei rincari delle materie prime e dei costi energetici insostenibili. Le comunità d’affari italiane nel mondo rappresentano un patrimonio relazionale straordinario fondamentale per sostenere l’internazionalizzazione delle nostre imprese. Le CCIE non solo fanno parte di queste comunità, ma ne amplificano il potenziale: sono espressione di imprenditori e professionisti che, pur operando all’estero, mantengono un legame profondo con l’Italia e con il nostro sistema produttivo. Questo legame autentico con i contesti locali è il vero valore aggiunto per le PMI, in particolare per quelle che operano in territori come la Calabria, che mostrano segnali di risveglio sull’export ma hanno bisogno di accompagnamento strutturato per crescere in modo stabile. Il lavoro delle CCIE non si limita a facilitare l’export, ma offre alle imprese un supporto costante nei mercati internazionali, capace di interpretare i cambiamenti, anticipare le evoluzioni e individuare opportunità concrete. In un quadro globale segnato da shock esterni, questo tipo di presidio è più che mai strategico». I dati Istat e Infocamere degli ultimi dodici mesi raccontano un lungo viaggio su un crinale aspro con la crisi globale che ha imposto il suo morso modificando le vite e i percorsi quotidiani di famiglie e imprese. È sufficiente realizzare il raccordo tra le 86 Camere di Commercio italiane all’estero e le aziende calabresi per fare abbassare l’arroganza di un mismatch tra domanda e offerta di competenza e rilanciare le produzioni locali? «Si è vero viviamo sempre più in mondo molto complesso e difficile da decifrare e prevedere. È sorprendente, però, come le imprese, soprattutto le PMI, abbiano mostrato una straordinaria capacità di adattamento alle dinamiche globali in continua evoluzione. Tuttavia, il divario tra le competenze richieste dal mercato e quelle effettivamente disponibili resta un nodo critico, e la Calabria non fa eccezione. Superare questo mismatch richiede un’azione corale, capace di mettere in rete istituzioni, imprese e attori internazionali. In questo scenario, le Camere di Commercio Italiane all’Estero possono assumere un ruolo strategico: non solo come promotrici dell’export, ma come antenne dei fabbisogni emergenti nei mercati esteri, in grado di trasferire alle imprese e ai territori informazioni preziose per orientare le scelte. Grazie alla capacità di connettere l’Italia ai mercati stranieri, la rete camerale estera contribuisce a rafforzare i territori, rendendoli più coesi e competitivi sul piano internazionale. Non si tratta semplicemente di creare matching: si tratta di costruire percorsi di posizionamento, valorizzare competenze, rafforzare la capacità delle imprese di interpretare i segnali dei mercati globali e trasformarli in azioni di crescita sostenibile».