Cosenza

Domenica 22 Giugno 2025

L'appello da Cosenza: “Basta col cellulare in classe”. I prof d’accordo col ministro

«Come docente e come mamma mi rendo conto che il troppo storpia e grazie all’esperienza con l’Erasmus, in Spagna e in una scuola franco ellenica in Grecia, ho sperimentato che i ragazzi senza distrazioni sono più tranquilli». La professoressa Ada Giorno insegna Storia, Filosofia e Competenze digitali al Liceo “Gioacchino da Fiore” di Rende. Lei come tutti gli altri docenti delle Superiori dal prossimo anno scolastico dovranno fare i conti con la circolare del Ministero dell’Istruzione e del Merito che estende il divieto di utilizzo degli smartphone anche agli studenti delle scuole Secondarie di secondo grado. A esempio un rapporto 2024 dell’Ocse (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico)racconta gli effetti negativi dell’uso di smartphone e social media sul rendimento scolastico, collegando il fenomeno al calo dei punteggi Pisa, indagine internazionale dell'Ocse per valutare le competenze degli studenti di 15 anni in tre aree: lettura, matematica e scienze. Il ministro ha snocciolato dati allarmanti: bambini di 6 anni che accedono a siti pornografici, il 38% di ragazzi che soffre di disturbi del sonno causati dal cellulare e il triplo delle bocciature per chi fa uso smodato del dispositivo. Richiamando le esperienze estere, la professoressa Giorno sottolinea che altrove «gli studenti delle Superiori hanno intervalli adeguati alla loro età pertanto nei 45 minuti di intervallo possono usare i loro telefoni. Le scuole italiane hanno bisogno di spazi ricreativi dove i ragazzi possano stare in autonomia per imparare a responsabilizzarsi anche con l’uso di uno strumento che non possiamo più eliminare, ma sicuramente razionalizzare. I più piccoli, invece, devono aspettare le superiori per portarlo a Scuola, anche se in gita lo devono poter usare». Carlo Minervini è docente di Lettere all’Iis “Da Vinci Nitti”. «Pur guardando molto al futuro e utilizzando molto le tecnologie in classe, per l’uso dei cellulari sono molto vecchio stampo poiché è una dipendenza che accomuna tutti, grandi e piccoli. L’unico modo per potere staccare, come con le altre dipendenze, è non averlo a portata di mano. Questo non vuol dire non usare le tecnologie, ma sono d’accordo col creare un freno all’utilizzo in classe. E deve partire dall’alto, serve un’imposizione, perché altrimenti non si riesce». Secondo Alessandro Citro, docente di Lettere al Liceo scientifico "Fermi" - Polo tecnico "Brutium", la recente circolare del Mim «sottolinea la “nocività” di questi strumenti nel percorso di apprendimento scolastico sia per l’impatto distraente sia per l’innesco di conflitti relazionali tra insegnanti e allievi. Qualsiasi docente sa bene quale senso di frustrazione e impotenza lo assale ogni volta che si apre uno scenario del genere in classe. Dunque questa circolare dovrebbe essere accolta con un senso di liberazione nell’ambiente scolastico ma, a ben vedere, il diniego di qualcosa sottolinea proprio la sua stessa pervasività e dunque l’immersione totalizzante delle nostre vite, ma soprattutto delle vite degli adolescenti, richiederebbe più processi propositivi di culturizzazione e sensibilizzazione del problema».

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