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Cosenza, caos e violenza nel terminal dei bus. Si reclamano interventi drastici

Il perimetro di piazza delle Province da anni è ormai ostaggio di gruppi di immigrati che si contendono il territorio per il controllo dello spaccio delle sostanze stupefacenti

La chiamano “la terra di nessuno” quando dovrebbe essere “la terra di tutti”, visto che nel terminal in piazza delle Province, nella cosiddetta autostazione, ogni giorno a qualsiasi ora, vi transita un’intera umanità, un crogiolo di persone con le loro vite, i loro bagagli, i loro problemi. La chiamano la “terra di nessuno” così, per modo di dire. Come se con quest’espressione ci si potesse lavare la coscienza e puntellare l’alibi di un’impotenza che ormai non ha confini. Da anni quel quadrilatero chiuso, incastonato, tra i palazzi, nel cuore pulsante della città dei bruzi, soffre l’inesattezza di una politica che si parla addosso, sproloquia su utopistici temi sociali e punta il dito a destra e a manca, in cielo in terra e in ogni dove, ma poi... Poi laggiù, in un coacervo di violenza, succede di tutto. Dallo spaccio di sostanze stupefacenti alle risse (come quella che pochi giorni fa ha coinvolto decine di immigrati), dalla prostituzione alle rapine, ai furti, alle molestie: il ventaglio delle attività appare abbastanza articolato, complesso. Così davanti a questa “ricchezza” di balordi mestieri e di stravaganti comportamenti (spesso si vedono girare africani in mutande e va già bene così) la sicurezza assume una dimensione effimera. Almeno fino a quando compaiono all’orizzonte le auto con le varie livree delle forze dell’ordine. I lampeggianti blu e le uniformi, specie quando sono variegate (nel caso delle cosiddette operazioni ad alto impatto), rappresentano un deterrente: una garanzia destinata a durare poco, però. Perché smontato il presidio, lì, in quel posto infame, in quella “terra di nessuno”, tutto torna come prima a discapito, non solo degli utenti del terminal, ma anche dei residenti e dei commercianti che da anni chiedono soluzioni permanenti o che comunque possano arginare, addomesticare, quel caos quotidiano che trasforma la vita in una sorta di prigione. Per dar voce a questa parte d’umanità, nei giorni scorsi, il segretario confederale dell’Ugl, Gugliemo Nucci, ha inviato una lettera non solo al sindaco ma a tutti gli altri attori che dovrebbero concorrere a cambiare le sorti di questa parte della città. L’Ugl chiede a Caruso «di fare una cosa di sinistra».
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