Dal labirinto che ha inghiottito la vita di Rocco Gioffré, pensionato 75enne, emerge la trama che blinda il retroscena dell’omicidio. Due anni dopo, è stata la Corte d’Assise (presidente: Paola Lucente) a riscrivere i fatti nella sentenza pronunciata, ieri sera, nei confronti della 48enne Tiziana Mirabelli. L’imputata è stata condannata a sedici anni di reclusione per il delitto, reato, tuttavia, sgravato dalle contestazioni aggravanti. Inoltre, la rapina è stata riqualificata in furto, ipotesi sanzionata a parte con un anno aggiuntivo (per un totale di 17 anni). Dal dispositivo emerge l’esclusione del movente economico riconducendo l’omicidio nell’alveo delle motivazioni personali. Del resto, i consulenti tecnici di parte, Paolo De Pasquali, Simonetta Costanzo e Massimiliano Cardamone, avevano attraversato le dune di quel rapporto di vicinato tra due coinquilini che avrebbe assunto i contorni di una “relazione malata” vissuta con ambiguità da vittima e carnefice. Temi che sono stati attraversati anche nella discussione dagli avvocati della donna, Cristian Cristiano e Martina Pellegrino, conclusa con la richiesta di assoluzione attraverso il riconoscimento della legittima difesa o, in subordine, dell’eccesso colposo della legittima difesa. Il pm Maria Luigia D’Andrea aveva, invece, invocato il carcere a vita per la Mirabelli, soffermandosi sui presunti intenti predatori e sulla mancata restituzione di un prestito.