Cosenza

Giovedì 14 Agosto 2025

Quella volta a tu per tu con padre Fedele Bisceglia: "Prima di morire vorrei tornare a celebrare Messa"

Da dieci anni il francescano aspetta di potere almeno per una volta riprendere ad amministrare in pubblico una funzione religiosa. La sua è stata la storia di un innocente. Che ha pagato un prezzo altissimo: il pubblico ludibrio e la sospensione dall'esercizio sacerdotale. Poi la fine dell'incubo ma non della sofferenza. «Vorrei prima di morire poter dire Messa, è la cosa che più desidero». Padre Fedele Bisceglia aveva 83 anni quando, col cuore in mano, si è aperto in questa intervista. Alle spalle aveva già una vita movimentata. Una vita di gioie (tante) e di dolori (intensi). È stato un frate francescano, ha fatto il medico missionario in Congo (e non solo), ha costruito un centro di accoglienza - l’Oasi Francescana” - che gli è stato poi sottratto. Un centro realizzato senza l’utilizzo di fondi pubblici ma con l’esclusivo contributo volontario di centinaia di persone. Padre Fedele è pure sempre stato il punto di riferimento per la tifoseria calcistica del Cosenza calcio: ha aiutato tanti ragazzi ultrà e costruito con loro belle pagine di solidarietà e non violenza. Il frate vive in povertà, senza soldi. «Sono il sacerdote più povero del mondo» spiega «ricevo una pensione che dono interamente ai bisognosi e non ho un soldo da parte». Il frate quotidianamente, al mattino, fa il giro per gli esercizi pubblici - i bar in particolare - per raccogliere tutto quello che non è stato consumato e distribuirlo ai poveri. «La mia auto» dice « è sempre piena e sempre vuota: nel senso che la riempio al mattino di tutti generi alimentari che mi donano e nel giro di qualche ora li dono a chi non ha da mangiare». Ma Fedele Bisceglia non ha più potuto celebrare pubblicamente messa e raccogliere le confessioni dei fedeli da quando è stato accusato di aver addirittura stuprato una suora. Un’accusa rivelatasi totalmente priva di fondamento e dalla quale è stato assolto con sentenza passata in giudicato dopo una difficile battaglia giudiziaria. Della suora sua accusatrice disse: «Se l’incontrassi l’abbraccerei. L’ho perdonata, così come ho perdonato anche quanti dentro la Chiesa hanno detto cose gravi contro di me. Io sono un uomo di Cristo e perdono. Tutti».

Poi la confessione: «Nella mia vita ho peccato come tutti gli uomini ma confido nella misericordia di Dio a cui mi abbandono». Perdono e misericordia, due parole forti. «Vorrei prima di morire celebrare la Messa. Mi manca troppo e spero davvero di poterlo fare prima di lasciare questa terra». Non è accaduto, non in tempo.
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