
Altro che superbravi i vincitori, l’ultimo concorso per diventare dirigenti scolastici in Calabria è stato nella migliore delle ipotesi una… beffa. Lo denuncia un gruppo che si indica come “Ricorrenti della regione Calabria”. Sono conviti delle irregolarità, perciò non si sono fermati alla protesta verbale presentando formale querela in sede penale, oltre a un ricorso al Tar del Lazio, affinché sia possibile vederci chiaro sino in fondo. «Troppe le opacità emerse dall’attento studio di parte dei documenti ricevuti in seguito ad accesso agli atti», è scritto in una nota. Che prosegue: «Troppe le criticità rilevate che fanno dubitare del rispetto della trasparenza, della legalità, dell’imparzialità della procedura messa in atto da parte della commissione incaricata di valutare le prove scritte dei candidati al concorso, per poi procedere con l’esame orale dei candidati ammessi».
I ricorrenti si sono affidati all’avvocato Massimo Romano del foro di Napoli, stigmatizzando una serie di «evidenze documentali che attesterebbero il mancato rispetto di diverse precise disposizioni normative». Il gruppo della Calabria aderisce al Movimento nazionale Ordinaristi 2023.
Denunciano, poi, «l’estrazione della prova 48 ore prima dell’esame, senza la presenza di testimoni, contrariamente a quanto previsto dalla vigente normativa che prevede l’espletamento della procedura nella stessa giornata di svolgimento dell’esame». E ancora «criticità e irregolarità perpetrate sin dal giorno dello svolgimento della prova scritta, con particolare riferimento alla violazione delle disposizioni inerenti l’anonimato delle prove dei ricorrenti, ma anche all’utilizzo di codici normativi non consentiti». I “Ricorrenti calabresi” segnalano, inoltre, dubbi in merito alla griglia di valutazione adottata dalla commissione calabrese, con «elementi di valutazione inerenti tematiche non richieste in ben due delle tracce degli elaborati proposti».
Hanno pure scritto al ministro dell’Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, snocciolando alcune tra le «diverse, e tutte estremamente gravi, situazioni che si sono verificate in Calabria. Non può non essere pubblicamente denunciato – è scritto nella lettera – che in uno dei lavoratori in cui si è svolto l’esame lo scorso 30 ottobre il comitato di vigilanza (coincidente per la gran parte con la commissione giudicatrice) ha proceduto ad annullare solo a procedure completata due compiti dei quali uno era già stato caricato in piattaforma e che sarebbe stato valutato come tutti gli altri se solo la candidata che stava rifacendo il suo esame su esplicita concessione dello stesso comitato di vigilanza non avesse puntato il dito contro la sua vicina di banco, dopo essere stata sorpresa a copiare, letteralmente, dal secondo tomo del Simone». Dopo altre denunce, i ricorrenti concludono chiedendo a Valditara una risposta, «fiduciosi nel fatto che la legalità e il rispetto delle regole, le più comuni e scontate, in uno stato di diritto, possano essere realtà anche in una regione come la Calabria».

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