Il sottile legame tra amore e follia e la strana perversione che l’amore può generare, tematiche cardine delle tragedie del Bardo, si ritrovano sapientemente ridisegnate in “Follia di Shakespeare –Macbeth vs. Romeo e Giulietta”, pièce diretta dall’attore cosentino Max Mazzotta (il partigiano gobbo dell’acclamato “Freaks Out”), in anteprima nazionale sabato e domenica al Teatro Rendano di Cosenza (con replica martedì all’Apollo di Crotone), nell’ambito della “Rassegna L’AltroTeatro”, promossa dall’omonima società (Gianluigi Fabiano, Giuseppe Citrigno, Giada e Serena Falcone) che è anche produttrice dello spettacolo (riproposizione del progetto che nel 2000 inaugurò la compagnia LiberoTeatro dello stesso Mazzotta). Un debutto di rinascita, per un testo programmato per l’aprile del 2020, in occasione del ventennale della compagnia, e rimandato a causa della pandemia. «L’AltroTeatro ci ha consentito di riprendere dopo due anni uno spettacolo fermato già in prova – racconta Mazzotta – Sono stati molto audaci e coraggiosi; un esempio per tutto il settore nazionale». Scritto dal regista con Donato Martano, il testo è un’indagine poetica ed originale sulle tematiche della tragedia shakespeariana, che lega i due capolavori teatrali in un atipico gioco di specchi e doppi, e ne intreccia le trame fino a renderne effimero il confine, con una regia ispirata al montaggio cinematografico, che proprio nel doppio ruolo di ciascun attore permette di alternare le scene, senza che il racconto perda di fluidità. Attori protagonisti sono Lorenzo Richelmy, nei panni di Mercuzio e Macbeth, e la messinese Stella Egitto in quelli di Giulietta e Lady Macbeth, in un’originale rappresentazione in cui le atmosfere gotiche e l’aura esoterica del “Macbeth” si fondono con l’identità popolare di “Romeo e Giulietta”. «L’esigenza primaria era realizzare un’indagine su due delle opere più famose del Bardo – dice Mazzotta – mettendole a confronto per cercarne i significati nascosti. “Follia” porta in scena anche due complicità amorose opposte, quella poetica e romantica per eccellenza e un’altra totalmente diversa. Poi c’era l’obiettivo di mettere a confronto i due mondi teatrali per eccellenza, tragedia e commedia, narrazioni opposte che qui si fondono, si sfidano, si contemplano, si pongono l’uno dentro l’altra, sino a far coincidere il tragico e il comico in un unico punto di riflessione». Coerente con le intenzioni del regista anche la scelta di far interpretare “Romeo e Giulietta” in dialetto calabrese: «Essendo un racconto popolare con una prima parte di commedia, la traduzione dialettale mi è sembrata la più idonea per tante similitudini che ho trovato tra i personaggi popolari shakespeariani e i nostri. Anche questa è stata una bella sfida, che ha ridato linfa vitale a una commedia che vira al comico. Mettere insieme la tragedia del Macbeth e la comicità di “Romeo e Giulietta” è stata la scintilla che mi ha confermato quanto la strada intrapresa fosse quella giusta». «Giulietta e Lady Macbeth sono due personaggi drammaturgicamente intensi e diversi tra loro – ha sottolineato Stella Egitto – . Nel continuo passaggio dal mondo di “Romeo e Giulietta” a quello del “Macbeth” i personaggi trovano punti di congiunzione nei loro rispettivi sviluppi, svelando il motivo per cui ciascuno di noi interpreta un doppio ruolo, dando vita a due drammi shakespeariani. Sono caratteri tesi su questo filo del rasoio dell’amore e della follia. L’amore sarà quello che spingerà Romeo e Giulietta a vivere la loro storia fino a perderne il controllo, e anche tra Macbeth e la sua Lady nascerà un amore fortissimo, consolidato, fisico, che li sgretolerà e di fatto li separerà nella fine». Ad affiancare i protagonisti, gli attori della compagnia LiberoTeatro: Francesco Gallelli (Romeo-Portiere), Paolo Spinelli (Banquo-Padre Lorenzo), Paolo Mauro (Don Capuleti-Re Duncan), Francesca Gariano (Monna Capuleti-Strega), Ilaria Nocito (Balia-Strega), Graziella Spadafora (Benvolio-Strega), Antonio Belmonte (Tebaldo-Macduff) ed Emanuel Bianco (Petruzzu-Malcolm).