Un ritmo che è danza e musica assieme, con il corpo che ne scandisce i tempi, il flamenco nelle performance di Olga Pericet e Marco Flores, esponenti fra i più rappresentativi a livello mondiale, ingloba la tradizione e l’innovazione della creatività personale. Il 26 luglio (ore 22.00) i due ballerini andalusi si esibiranno nella Piazza Monumento di San Lucido per l’unica data italiana del loro spettacolo “Baile a Dos”, evento della seconda edizione di ArteInVivoFestival, promossa dall’omonima start-up di sviluppo turistico sostenibile. In programma dal 24 al 29 luglio - col patrocinio di Comune e Pro Loco della città cosentina e Oficina Cultural y Científica de la Embajada de España – l’evento offre sei giorni di arte, natura, enogastronomia e corsi di ballo, durante i quali i due artisti terranno una serie di stage (due sono già sold-out) dal 24 al 27 e il 26 sera daranno prova sul palco di un processo creativo nato da un loro percorso artistico lungo il quale hanno creato uno straordinario linguaggio intimo ed esclusivo. Ad accompagnarli la voce di Mercedes Cortes e la chitarra di José Almarcha. “Il nostro ballo ha un grande legame con la tradizione e le origini – sottolinea Flores - come qualsiasi altra arte. Si parte dalle radici per creare una propria una visione personale. Lo spettacolo sarà una successione di “palos” (i diversi stili all’interno del flamenco, ndr), che prende ispirazione dalla tradizione per poi svilupparsi in una nostra particolare interpretazione”. Quali punti affronterete nei vostri stage? Flores: “Andremo a lavorare sulla tecnica del flamenco tanto nella corporeità, nei movimenti, quanto nel “compás” (la sequenza ritmica che caratterizza i diversi tipi di palos, ndr). E’ un tipo di ballo rigorosamente legato al “compás” e una delle caratteristiche dei ballerini di flamenco è l’essere anche musicisti, perché con la nostra danza facciamo anche le percussioni. Auspichiamo che sempre più persone si avvicinino a questa danza dai forti connotati universali”. Perché il flamenco resiste nel tempo? Pericet: ”E’ immortale perché è un’arte giovane. Cattura l’interesse di molti per la capacità di mescolarsi con altre musiche e balli, riuscendo ad imporsi sulla scena attuale. Credo sia una forma d’arte che si trasforma, aperta, sempre di pari passo con l’attualità; e sono proprio mancanza di limiti e capacità di mutarsi nel tempo a renderla immortale”. Esistono punti di contatto fra i balli della tradizione iberica e quelli del Sud Italia? Pericet:“Ci sono dei punti di contatto con i balli tradizionali italiani del Sud, soprattutto quelli del folklore. Sono simili nel “compàs”, e soprattutto entrambi nascono da una contaminazione di culture. Nel flamenco ritroviamo quelle della Spagna, dell’Andalucia, dell’India, della Romania, del Mediterraneo e del Sud America”.