Cosenza

Giovedì 21 Novembre 2024

Al «Drama Fest» giovani teatranti che vogliono crescere. Il bilancio dell’intensa tre giorni di Cosenza

A guardarla nella sua perfezione concettuale, sembra quasi un’utopia. Teatro e Università, una sinergia naturale, sotto l’egida della cultura. Un incontro che ha schiuso le sue porte a Cosenza. L'Altro Teatro e Libero Teatro hanno presentato la prima edizione di “DramaFest –Il festival della nuova drammaturgia” che ha unito Cosenza e Unical con la direzione artistica di Max Mazzotta e quella organizzativa di Gianluigi Fabiano. Un festival che ha saputo sfruttare i luoghi della cultura con un progetto unico nel suo genere. E che è riuscito a catalizzare attenzioni e interesse crescenti, producendo confronti sia artistici sia umani. Insieme con il direttore artistico, il cosentino Max Mazzotta, abbiamo tirato le somme di questa intensissima tre giorni. Teatro e Unical, si uniscono due baluardi di cultura… «Noi siamo da più di 25 anni in Università. Portiamo il teatro all'interno del Campus per dare la possibilità agli studenti di far pratica. Perché è molto formativo. Per dire, chi studia chimica ha il laboratorio di chimica, chi studia teatro deve avere anche la possibilità di far pratica. Noi siamo una compagnia di professionisti, Libero Teatro, e facciamo spettacoli. I laboratori che organizziamo sono scuola, formazione, poi se ci sono ragazzi validi, che hanno talento, saranno attori o attrici oppure qualcuno scoprirà di avere stoffa per l'organizzazione, qualcuno per la critica. E piano piano si costruisce un sapere più completo. Ecco il senso del teatro all’interno del Campus. Che è il luogo culturale dove devono avvenire i cambiamenti. “Drama fest” ha voluto mettere insieme un po' di energie, di chi il teatro lo fa e di chi lo critica, di chi lo insegna, ma anche dei critici, degli autori e dei teatranti che sono venuti da tutti il territorio nazionale. E siamo contenti di aver fatto questa esperienza». Raccontaci come hai vissuto questa kermesse, proprio nella tua città. «Sono abituato a debutti in palcoscenico per spettacoli questo è stato il debutto di un festival. E ha tutta un'altra poetica, tutta un’altra dimensione. Adesso l'abbiamo fatto. E tireremo le somme. In ogni caso, abbiamo voglia di rifarlo, di farlo crescere. Per il pubblico. Che si è un po’ distaccato da determinate situazioni, perché da tempo una certa proposta teatrale è mancata, almeno nella nostra città. E bisogna riconquistarlo, riconquistare un’idea, un’anima». Abbiamo seguito nella quasi totalità questa interessantissima tre giorni di Festival, cosa si porta in valigia Max Mazzotta? «Mi porto dietro l’immensità di persone che ho conosciuto. Con cui abbiamo vissuto ininterrottamente per tre giorni. Ché l'originalità di questo festival è stata pure questa, di averli tutti insieme a Cosenza, all'Università, nel campus a vivere come si vive lì. Sono rimasti molto colpiti da tutto ciò, ma soprattutto dai giovani che sono in orbita Libero Teatro, gli allievi, quelli che verranno, quelli che si sono avvicinati, tutti sono stati straordinari e hanno speso l’anima per rendere al meglio questo festival e dare la possibilità a noi e agli altri di poter vivere questa parentesi di follia, dopo si vedrà». «Non esiste nuovo teatro senza una nuova drammaturgia». Sono parole sue… ma in Italia possiamo ancora registrare fermenti creativi capaci di aprire nuove strade? «Penso di sì, bisogna scovarle, riuscire a fare rete, portare qualcuno a osservare ciò che accade qui è importantissimo. Anche perché si scoprono nuove strade, nuovi pensieri. Esiste una ricerca, una drammaturgia, nuovi linguaggi. Si faceva una riflessione in questi giorni: eravamo insieme, generazioni di giovanissimi e di più anziani, fondamentale per confrontarsi sul modo in cui ognuno di noi percepisce e vive la realtà. E anche in questo caso dobbiamo avere una aspirazione». Il “DramaFest” è stato realizzato in collaborazione con Disu - Dipartimento di Studi Umanistici e l'associazione Entropia Dam - Dipartimento Autogestito Multimediale dell'Unical. Spettacoli, dibattiti, incontri, spettacoli, tutte occasioni di spunto per gli anelli che orbitano intorno all’Ateneo cosentino e alla drammaturgia. I giovani studenti, specialmente, ma anche registi, autori e attori. Prestigioso il cartellone con protagonisti pluripremiati del teatro contemporaneo, «Vite di Ginius» di Max Mazzotta, «Il Cortile» di Spiro Scimone e Francesco Sframeli, «Divine» di Danio Manfredini e «Celeste» di Fabio Pisano per la compagnia Liberaimago. Presenti anche i critici di teatro Giulio Baffi, Mariateresa Surianello, Paola Abenavoli e Giò Villella, Angelo Savelli, autore e regista del Teatro di Rifredi di Firenze, assieme a Raffaele Perrelli e Carlo Fanelli docenti DisuUnical.

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