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Avvicinare l'anima tecnologica e l'anima pedagogica: un orizzonte necessario. La sfida lanciata all'Unical nel convegno nazionale della SIPeS

Possono coesistere nella stessa stanza un pedagogista e uno studioso dei numeri e della tecnologia? Più che di una provocazione, si tratta di una prospettiva, di un “orizzonte necessario” tracciato nel corso del convegno nazionale della SIPeS (Società Italiana di Pedagogia Speciale) tenutosi nel Centro congressi dell'Unical, dal titolo “La Pedagogia Speciale per l’inclusione: sfide attuali e prospettive future”, organizzato in collaborazione con il dipartimento di Matematica e Informatica dell’ateneo calabrese e che ha coinvolto oltre 200 relatori e relatrici provenienti da tutta Italia e dall’estero, alla presenza di corsisti e corsiste del nono ciclo del Corso di specializzazione al sostegno dell'Università della Calabria.

IL PROGRAMMA DEL CONVEGNO

L'intervista a Pasquale Moliterni (Università degli Studi di Roma "Foro Italico")

L'intervista alla presidente della SIPeS, Catia Giaconi

Un confronto su scuola, inclusione e innovazione

La due giorni è stata aperta dai saluti istituzionali di Antonella Valenti (direttrice corso di specializzazione sul Sostegno dell'Unical), Annamaria Canino (delegata per la formazione degli insegnanti dell'Unical), Gianluigi Greco (direttore del DeMaCs dell'Unical), Antonio Mirijello (presidente dell'Ente nazionale Sordi Calabria) nonché della presidente SIPeS Catia Giaconi

La didattica nell'era di ChatGpt

Il direttore Greco ha posto l'accento sull'importanza che l'AI riveste già oggi nell'implementazione della didattica e di percorsi ad hoc, adottando i contenuti in base alle esigenze e alle caratteristiche di studentesse e studenti. Allo stesso tempo, forte il richiamo alla necessità di lavorare sulla formazione dei docenti. Le due anime - tecnologica e umanistica - possono, devono camminare di pari passo: «Sarà un mondo che ha bisogno di entrambe le competenze: la partita dei pensieri veloci è persa, ma molti aspetti richiedono il ragionamento, il pensiero lento, e lì, in quanto esseri pensanti, siamo messi bene: non è sempre vero che necessitano solo competenze tecniche».

Il ruolo dell'insegnante specializzato

Esaminando il quadro normativo legato alla figura del docente (in particolar modo quello specializzato), anch'esso in costante evoluzione, sono state analizzante le prospettive ed è stata manifestata la necessità di prevedere un nuovo profilo di insegnante, che tenga conto delle esigenze emergenti nei sistemi scolastici. Nella tavola rotonda coordinata da Antonello Mura (Università di Cagliari), sono intervenuti Nicole Binquin (Università degli Studi di Bergamo), Fabio Bocci (Università di Roma 3), Andrea Fiorucci (Università di Salerno), Marinella Muscarà (Università degli studi Kore di Enna), Patrizia Sandri (Alma Mater Studiorum - Università di Bologna) e Maurizio Sibilio (Università di Salerno). Molto apprezzato anche l'intervento di Anna Maria Murdaca, letto dal coordinatore della sessione: «L’inclusione è oggi una priorità per i sistemi scolastici, ma spesso il concetto resta ambiguo e poco compreso. Questa riflessione invita a superare i falsi miti, criticando approcci tecnicistici e burocratici che svuotano di senso la didattica. L’insegnante, in particolare quello di sostegno, deve recuperare consapevolezza del proprio ruolo, diventando figura strategica all’interno di una scuola intesa come comunità educante. Occorre un nuovo paradigma formativo, etico e filosofico, capace di coniugare passione, saggezza e riflessività per promuovere un umanesimo rinnovato. L’inclusione deve essere vista non solo come obiettivo, ma come processo continuo di valorizzazione della persona, in cui educabilità e dignità siano al centro. I concetti di universalità ed equità diventano le due gambe su cui far camminare la scuola: offrire opportunità a tutti, differenziando gli interventi per compensare le disuguaglianze».

I temi della seconda giornata

Nel secondo giorno del convegno, il ghiaccio è stato rotto da un intervento internazionale: Colin Calleja (University of Malta) si è soffermato sull'inclusività pedagogica, tra sfide attuali e prospettive future. Toccato il tasto della giustizia sociale: sotto questo profilo, l'inclusione è chiamata anche a rispondere ai cambiamenti demografici, sociali ed economici contemporanei. Lo scambio di conoscenze a livello globale e la trasformazione culturale diventano delle vere e proprie chiamate all'azione, delle esortazioni per educatori e ricercatori a fare in modo che la stessa inclusione non sia un obiettivo fisso, ma un percorso continuo di innovazione, dialogo e impegno per i diritti e la dignità di studenti e studentesse.

A seguire, spazio alla tavola rotonda sul tema “Pedagogia speciale e profili di funzionamento: percorsi educativi e traiettorie evolutive”, coordinata da Paola Aiello (Università degli Studi di Salerno). Intervenute personalità del calibro di Lucio Cottini (Università degli Studi di Urbino), Daniele Fedeli (Università degli Studi di Udine), Francesco Peluso Cassese (Università Telematica Pegaso), Stefano Salmeri (Università degli Studi Kore di Enna) e Stefania Pinnelli (Università del Salento). Concluderà la sessione Moira Sannipoli (Università degli Studi di Perugia).

Interessante il punto di vista proposto da Cottini, in videocall, che ha invitato i presenti a inforcare un altro paio di occhiali per osservare la realtà, ribaltando di fatto la prospettiva: e se la cosiddetta “diversità” fosse l'“altra”? Se, ad esempio, il disturbo dello spettro autistico fosse la tipicità e si prendesse in considerazione, alla stregua di una vera e propria categoria nosografica, il disturbo da socialità eccessiva? Un tema su cui riflettere. Fedeli si è invece soffermato sul tema dell'ADHD in ottica lifespan. Il Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività è tra le condizioni neuropsichiatriche più comuni in età evolutiva, con una prevalenza del 3-5%. Influisce sul funzionamento scolastico, sociale e lavorativo, richiedendo interventi multidimensionali e strategie psicoeducative adattate ai diversi contesti ambientali. Salmeri si è cimentato in un intervento sulla disabilità sensoriale, che deve rientrare pienamente nel paradigma inclusivo: occorre, cioè, superare approcci compensativi e obiettivi minimi, evitando derive “abiliste” che negano i limiti. L’educazione deve fondarsi su reciprocità, riconoscimento e differenziazione, contrastando esclusione e omologazione. Cassese ha fatto cenno ai disturbi della coordinazione motoria e alla ripercussione sui processi di apprendimento. L’interazione tra movimento e cognizione è fondamentale per chi impara. Un approccio integrato valorizza il movimento come strumento educativo, utile per supportare lo sviluppo neuro-motorio e favorire inclusione e riabilitazione. Pinnelli ha incentrato la propria relazione sulla plusdotazione, un tema a tutti gli effetti della pedagogia speciale, poiché richiede una lettura educativa della “doppia eccezionalità” e interventi mirati, valorizzando il ruolo del docente di sostegno nella presa in carico.

A seguire, spazio al simposiosu Didattiche speciali in rapporto con le didattiche disciplinari, coordinato da Tamara Zappaterra (Università degli Studi di Ferrara) che ha visto gli interventi Donatella Fantozzi (Università di Pisa), Cecilia Marchisio (Università degli Studi di Torino), Rossana Adele Rossi, Brunella Serpe e Peppino Antonio Sapia (Università della Calabria), Filippo Gomez Paloma (Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale) e Giuseppe Sellari (Università degli Studi di Roma Tor Vergata). A concludere la sessione sarà Elsa Maria Bruni (Università degli Studi “G. d’Annunzio”). Fantozzi ha illuminato i presenti sull'autorevolezza diffusa della pedagogia e della didattica speciale, entrambe tese a valorizzare le diversità individuali, promuovendo risposte educative flessibili e significative, adattate ai bisogni e potenzialità di ogni studente. Marchisio ha parlato di giustizia sociale e formazione del docente. La formazione degli insegnanti di sostegno deve andare oltre l’aspetto tecnico, promuovendo una cultura dei diritti e contesti educativi accessibili, capaci di accogliere la diversità e favorire partecipazione. Rossi ha presentato un focus sull'inclusione come pratica riflessiva e trasformativa, illustrando l'esperienza del POT (piani di orientamento e tutorato). L’inclusione come pratica riflessiva si fonda su una pedagogia dialogica e trasformativa, ispirata a Dolci e Nussbaum. L’esperienza dei POT, sotto questo profilo, valorizza questa prospettiva attraverso azioni educative condivise e inclusive. Serpe ha offerto uno sguardo storico sull’educazione, focalizzandosi sull’infanzia marginalizzata e sul contributo innovativo di Maria Montessori, capace di superare stereotipi educativi e valorizzare bambini ritenuti “irrecuperabili”, soprattutto nel Mezzogiorno d’Italia. Sapia ha affrontato il tema della didattica delle discipline STEM e bisogni educativi speciali. L’insegnamento STEM, difatti, può favorire l’inclusione degli studenti con Bes, promuovendo competenze trasversali tramite metodologie attive, personalizzazione e dialogo con la didattica speciale, potenziando autonomia, cittadinanza attiva e mondo del lavoro. Gomez Paloma ha discusso di Embodied Education, ovvero della valorizzazione del corpo come centro dell’esperienza educativa, favorendo un approccio inclusivo, sostenibile e personalizzato che integra, appunto, mente e corpo per sviluppare competenze cognitive, sociali e identitarie in un contesto formativo umano e aperto. Sellari si è occupato di come la gestione vocale e acustica adeguata favorisca il benessere psico-fisico, l’apprendimento e l’inclusione: formare gli insegnanti sull’uso corretto della voce è cruciale per una scuola sana e democratica.

Nel pomeriggio, spazio alle sessioni parallele che hanno ulteriormente impreziosito la due giorni di approfondimento. Un'occasione unica per gli esperti e soprattutto per corsisti e corsiti del Corso di specializzazione che si avviano a intraprendere (qualora già non fossero avviati in tal senso) il cammino didattico nelle classi.

Il comitato scientifico e il comitato organizzativo

Una due giorni del genere, unicum per il Sud Italia (ma non solo) ha richiesto grande impegno da parte del Comitato scientifico del convegno composto da: Antonella Valenti (Università della Calabria), Catia Giaconi (Presidente SIPeS, Università degli Studi di Macerata), Paola Aiello (Vicepresidente SIPeS, Università degli Studi di Salerno), Nicole Bianquin (Università degli Studi di Bergamo), Fabio Bocci (Università degli Studi Roma Tre), Noemi Del Bianco (Università degli Studi di Macerata), Donatella Fantozzi (Università di Pisa), Daniele Fedeli (Università degli Studi di Udine), Andrea Fiorucci (Università del Salento), Lorena Montesano (Università della Calabria), Alessandra Maria Straniero (Università della Calabria), Tamara Zappaterra (Università degli Studi di Ferrara), Antioco Luigi Zurru (Università degli Studi di Cagliari). Il Comitato organizzativo, interno all’Università della Calabria, è stato invece composto da: Daniela De Luca, Pamela Iazzolino, Francesco Milito, Lorena Montesano, Gianluca Pergola e Alessandra Maria Straniero.

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