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Italcementi, si torna a parlare di licenziamenti: 15 operai a rischio

La sede di Italcementi
La sede di Italcementi

Sono sempre a rischio licenziamento le maestranze rimaste fuori dal ciclo di produzione dell'Italcementi. La nuova proprietà, vale a dire i tedeschi dell'Heidelberg cement, entro il 31 dicembre prossimo dovranno decidere se reinserire 15 maestranze all'interno del centro di macinazione di Castrovillari o se far scadere gli ammortizzatori sociali, quindi procedere col licenziamento. Più o meno siamo sul dentro o fuori da un sistema produttivo che, per oltre 40 anni, ha fatto crescere la comunità castrovillarese grazie ad un impianto industriale che ha sfruttato considerevolmente acqua, territorio ed aria.

«Venerdì 21 prossimo – ha spiegato il segretario generale della Fillea, Giuseppe De Lorenzo – saremo in Regione per affrontare, insieme all'azienda ed all'assessore regionale, Angela Robbe, il destino di questi 15 operai». L'obiettivo è, a questo punto, abbastanza chiaro: «Stiamo lavorando – ha sottolineato De Lorenzo – per cercare di salvare il futuro dei 15 operai: si tratta di maestranze giovani che, visti i numeri che accompagnano il secondo colosso mondiale del cemento, non dovrebbero costituire un gravoso problema».

Sindacati al lavoro anche per percorrere la strada del Governo centrale. Soprattutto si vuole bussare alla porta del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, vale a dire il ministero guidato dal vice premier Luigi Di Maio. «Abbiamo tutta l'intenzione – ha confessato l'esponente della Cgil – di richiedere un incontro al Ministero del Lavoro, vale a dire una delle sedi naturali di questa vertenza. L'obiettivo, che stiamo percorrendo ormai da diversi anni, è quello di seguire strade alternative agli ammortizzatori sociali, poiché proprio in questi mesi l'azienda sta operando quei tagli che noi vogliamo scongiurare in tutti i modi».

Fase delicata, dunque, per il centro di macinazione di Castrovillari. L'opificio attualmente viaggia sulle spalle di 31 addetti. Degli altri trenta, ossia quelli rimasti nelle ganasce degli ammortizzatori sociali, quindici hanno deciso di uscire volontariamente per come avanzato dalla multinazionale, mentre i restanti 15 non hanno aderito al piano fabbrica e rischiano il licenziamento. «Crediamo molo – ha concluso De Lorenzo – nel lavoro dell'assessore regionale, Angela Robbe. Crediamo, anche, nell'aumento del numero delle unità che opereranno dentro la cementeria, poiché l'impianto ha un certo appeal».

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