Trivelle nel mar Ionio, firmate tre autorizzazioni per la ricerca di idrocarburi nel Cosentino
Tre autorizzazioni per la ricerca di idrocarburi sono state firmate dal direttore generale del Ministero dello Sviluppo economico. Si tratta dei procedimenti F.R43.GM, F.R44.GM e F.R45.GM e relativi alle istanze di ricerca 87 F.R. GM, 89 F.R. GM e 90 F.R. GM. Anche il Ministero ha autorizzato la compagnia petrolifera Global Med di cercare idrocarburi con la tecnica dei rilievi in 2d e in un’area complessiva di oltre duemila e duecento metri quadrati nello specchio d’acqua prospiciente l’area di mare compresa tra l’Alto Jonio e il Basso Jonio cosentino fino ad arrivare al Crotonese mentre, salendo, si arriva fino alle coste pugliesi. Angelo Bonelli dei Verdi ha provato spiegato cosa c’è dietro il “pasticcio” delle autorizzazioni a trivellare nel Mar Ionio di fronte le spiagge Calabresi, Lucane e Pugliesi mettendo il risalto le contraddizioni del Governo. «È una stratosferica e imbarazzante gaffe – dice – quella di Luigi Di Maio che afferma che non ha rilasciato i permessi per la ricerca di idrocarburi nel mar Ionio e che l’autorizzazione è stata data dal precedente Governo, che certamente ha le sue gravi responsabilità». Lunedì 31 dicembre viene pubblicato il Bollettino ufficiale degli idrocarburi e delle georisorse visibile sul sito del Mise a partire da giovedì 3 gennaio. Le tre autorizzazioni sono state firmate dal direttore generale del Mise, il ministero guidato dal vicepremier Luigi Di Maio. «Quindi – insiste Bonelli – è sotto la guida di Luigi Di Maio che si è dato il via alle ricerche di petrolio nel mar Ionio tra l’altro in area delicata dal punto di vista ambientale anche perché area strategica del passaggio dei cetacei». Quindi il Mise, guidato da Luigi Di Maio, ha rilasciato autorizzazioni alla ricerca petrolifera nel mar Ionio mentre il Governo precedente ha avviato l’iter amministrativo con pareri positivi a partire dal ministero dell’Ambiente e quello dei Beni culturali. Nel suo racconto Bonelli evidenzia come anche il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, nella sua dichiarazione con la quale ha provato ha sbrogliale la matassa ricostruendo a suo modo la vicenda delle autorizzazioni all’esplorazione tramite tecnica airgun, ha messo in grave difficoltà, il leader Pentastellato. «Per Di Maio – chiude il leader dei Verdi – è sempre colpa del passato lo abbiamo visto con Ilva a Taranto e con la Tap, i pareri del passato sono scelte politiche, quelle di oggi, ovvero di Di Maio, sono tecniche. Perché se c’era e c’è l’intenzione di presentare una norma che possa bloccare le autorizzazioni, il sette dicembre sono state firmate le tre autorizzazioni sul mar Ionio? Perché non è stato il rilascio dell’autorizzazione in attesa dell’approvazione della nuova norma annunciata? E, soprattutto, perché la norma annunciata non è stata presentata in finanziaria evitando in questo modo l’avvio delle ricerche petrolifere di fronte alle spiagge italiane?». Risposte che ora attendono non solo i cittadini ma anche gli stessi, increduli, parlamentari pentastellati delle regioni del Sud.