C'è una zavorra pesante che spinge verso il fondo i conti pubblici comunali. È l'evasione fiscale che ferisce alcuni tributi municipali più di altri, mentre è diffusa a macchia d'olio in tutti i quartieri cittadini. È pure un elemento chiave della lettera di contestazioni nei giorni scorsi inviata a Palazzo dei Bruzi dalla Corte dei conti, mettendo in dubbio i frutti del Piano di risanamento, ventilando l'ipotesi dissesto e chiedendo al municipio di rispondere entro tempi brevi per chiarire come intende superare le criticità emerse. Numeri impietosi emergono dall'analisi dei conti pubblici nel 2018, cristallizzando l'enorme divario che separa quanto il Comune pensava di incassare e quanto invece è davvero riuscito a conservare nelle malandate casse municipali. A esempio, come riporta la Gazzetta del Sud in edicola, per quanto riguarda l'imposta municipale sugli immobili (Imu) e la tassa legata ai rifiuti (Tari), ragionieri e politici di Palazzo dei Bruzi l'anno passato aveva previsto di riuscire a portare a casa 54 milioni di euro o giù di lì. Invece hanno effettivamente incassato solo il 76%, cioè poco più di 41 milioni di euro. La cifra non è male ma mancano quasi 13 milioni di euro che al Municipio servivano (e servono) come il pane. La situazione è decisamente peggiore quando l'analisi, sempre riferita ai dodici mesi dell'anno scorso, si sposta sulle multe e il canone idrico che dovevano pagare i cosentini. La percentuale di riscossione sprofonda al 17%.