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Schiavonea, i pescatori protestano contro le restrizioni sulla pesca

Restrizioni comunitarie sulla pesca , le pene si inaspriscono ed i pescatori della marineria di Schiavone sono pronti al braccio di ferro. Dopo ben trenta giorni di fermo per il cosiddetto fermo biologico i pescatori di Schiavonea restano sulla terra ferma. Hanno paura di uscire in mare a causa l’intensificarsi dei controlli per il rispetto della normativa emanata dall’ Unione Europea 154/2016 e che prevede restrizioni in merito alla pesca e, tra le altre disposizioni, prevede che tutti i pescherecci comunitari non usino reti con maglie inferiori al calibro 50. Un tipo di rete che al momento, lamentano i pescatori, non è neanche possibile acquistare, perché non in commercio.

La protesta contesta la legge nel merito, ma anche per l’inasprimento delle sanzioni previste. La legge così invisa alla marineria coriglianese, che va a modificare parzialmente il Decreto Legislativo 4/2012, e vede le sanzioni penali sostituite da verbali amministrativi dall'importo considerevole, da 1.000 a 75.000 euro, cui viene applicato il criterio della "proporzionalità", ovvero i verbali saranno tanto più salati quanto più sarà elevato il quantitativo di novellame oggetto di contestazione, ma nel caso di violazioni riguardanti il tonno rosso ed il pesce spada le sanzioni possono addirittura raddoppiare fino a 150.000 euro. Per il pescatore professionale è anche prevista, come pena accessoria, la sospensione della licenza fino a 6 mesi o addirittura la revoca in caso di recidivi. In questi giorni sono stati intensificati i controlli in mare. Pronti dunque ad “andare avanti ad oltranza, nonostante ciò significherà dare un duro colpo all’economia, non solo delle nostre famiglie, ma anche a quella di tutto il meridione”. In questi due giorni si sono persi almeno ottantamila euro. Vicino ai pescatori anche il sindaco Flavio Stasi, che però ”in questa storia non può fare molto”. Chiedono risposte certe dagli organi sovraccomunali. “

La regione ed anche il ministro Bellanova, dovranno farsi da portavoce delle istanze della marineria coriglianese, al pari delle altre del sud penalizzate da questa legge, presso il parlamento europeo perché vengano apportate le modifiche opportune.” La regione si è sempre disinteressata al problema ed anzi sono cinque anni che aspettiamo la promessa convocazione del “tavolo azzurro”, ed insistono ”Non è possibile usare delle reti a maglia larga nel mar jonio, che con caratteristiche diverse dai mari del nord presenta una fauna marittima diversa da quella che può trovarsi, ad esempio, in Spagna o nell’alti Tirreno. Farlo significherebbe la morte economica di noi pescatori”. Nei mari del sud Italia non vi sono pesci di grosse dimensioni ed il pescato ordinario della marineria “è soprattutto di pesce azzurro che certo non raggiunge dimensioni come i tonni. Così per i gamberi o i totani, che con le reti imposte dall’ UE non si riuscirebbe più a pescare”. Intanto la senatrice Abate, M5S, membro della commissione agricoltura e pesca del governo ha interessato della questione il Ministro ed entro oggi proprio dalla pentastellata potrebbero arrivare delle novità.

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