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Cassa integrazione in deroga e bonus da 600 euro per 160mila calabresi

Il virus confonde le trame della vita, un po' come fa il destino da sempre in Calabria. In due mesi il morbo ribelle ci ha cambiati, distruggendo quelle rare certezze occupazionali sopravvissute alla crisi di un sistema poco indulgente e spianando la strada alla fame pandemica.

In questi due lunghi mesi di lockdown si sono spalancati squarci nella solitudine, nella disperazione e nella disoccupazione. Nella Calabria più sofferente, quella gravida di odori e di miseria, vivono uomini e donne piegati e piagati dalla sofferenza e dall'indifferenza di Stato. Gente che non conosce più pudore, non ha più vergogna e, in questi giorni, ha imparato a mettersi in fila davanti ai centri della Croce Rossa per portare a casa un pezzo di pane.

Contro il virus della nuova povertà, lo Stato ha prodotto il vaccino del “Cura Italia”, un pacchetto di provvedimenti che servono a soccorrere alcune categorie di lavoratori autonomi, e poi i tanti lavoratori stagionali nel settore del turismo, i tantissimi occupati temporanei dell'agricoltura e quelli dello spettacolo. Per loro è previsto un bonus di 600 euro per il mese di marzo.

L'Inps ha in pagamento oltre 3,4 milioni di sussidi per una spesa complessiva di circa 2 miliardi. Una parte delle erogazioni è avvenuta dal 14 al 23 aprile. Ma in tanti ancora aspettano d'incassare l'indennità. In Calabria, le domande della misura di sostegno accolte alla data dell'8 maggio sono così suddivise: 9.298 per lavoratori con Partita Iva e collaborazioni; 71.305 per gli autonomi; 7.242 per gli stagionali del turismo; 72.579 per gli agricoli; e 277 per gli occupati dello spettacolo. In tutto sono 160.701, mentre il totale delle domande era stato di circa 190mila (75mila Cosenza, 28mila Catanzaro, 52mila Reggio, 19mila Vibo e 16mila Crotone).

L'articolo completo sulla Gazzetta del Sud, edizione di Cosenza

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