Il sistema-salute è diventato, in questi anni di sprechi, un pozzo senza fondo, alimentato costantemente da piccoli e grandi sperperi ai quali si tenta di porre rimedio con dannose sforbiciate. L'effetto domino dei piani di rientro lacrime e sangue voluti dalla politica per sanare bilanci praticamente insanabili ha generato lo smantellamento delle strutture periferiche, il taglio dei posti letto, la riduzione del personale sanitario. Con un dato di spesa che è ulteriormente peggiorato. L'idea del risparmio applicata al sistema salute, secondo i principi del business globalizzato, si traduce in una riduzione di cure e di attenzioni per i malati. E la carenza cronica di personale medico e paramedico non consente di mantenere a galla strutture efficienti. Un meccanismo perverso che genera sfiducia e rabbia. Difficile allora credere in una offerta sanitaria migliore in un contesto drammaticamente ancorato ai numeri. Numeri che non tornano, soprattutto, in quei reparti dove, dopo l'emergenza covid, le porte restano ancora chiuse alle patologie ordinarie per mancanza di personale. Non ci sono medici e, soprattutto, infermieri e operatori socio-sanitari. Figure indispensabili per rimettere in piedi la complessa macchina della sanità ospedaliera. Il piano delle assunzioni dell'“Annunziata” di Cosenza (approvato durante la pandemia) prevede, ad esempio, il reclutamento di 60 infermieri per quest'anno e altri 30 (20+10) spalmati nel prossimo biennio. Uno sforzo rimasto, però, sulla carta perché in questi mesi di grande emergenza non ci sono state immissioni di forze fresche nei ruoli sanitari. E il problema già grave rischia di diventare ingestibile in estate con la programmazione delle ferie che svuoteranno le corsie. L'articolo completo sulla Gazzetta del Sud, edizione di Cosenza