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Fase 3 a Cosenza, solo un azienda su tre è tornata in attività dopo il lockdown

Il centro storico di Cosenza

Il sistema produttivo cosentino cerca di fronteggiare le mille difficoltà registrate a causa dell’emergenza Covid-19 provando a ritornare lentamente alla normalità, ma stenta ad intravedere la luce in fondo al tunnel tanto che solo un’azienda su tre ha ripreso a lavorare. Lo sostiene Confindustria. «Le nostre imprese - sottolinea il presidente di Confindustria Cosenza, Fortunato Amarelli - stanno cercando di uscire da uno stato di emergenza che rischia di diventare cronico. C'è ancora una grande incertezza che alimenta un senso di sfiducia verso il futuro e frena la propensione a nuovi investimenti, anche perchè entità ed efficacia degli strumenti messi in campo dal Governo non sempre sono stati tarati sui tempi e sulle reali esigenze di chi produce».

Nell’analisi del presidente degli industriali della provincia di Cosenza, un richiamo importante viene rivolto all’Europa. «Serve stabilità e l’Europa - dichiara - rappresenta per il nostro Paese l’unica dimensione possibile per garantirla e per affrontare le sfide future che sappiano parlare innanzitutto il linguaggio della sostenibilità. In un contesto globale è importante la strategia industriale dell’Unione Europea che è impegnata ad adeguare il quadro normativo in materia di concorrenza. Occorrerà prestare molta attenzione alle competenze, strategiche per gestire il cambiamento».

In riferimento al futuro, sempre più incerto, ciò che preoccupa di più il leader degli industriali è «l'esplosione di una possibile tensione sociale in autunno. Ecco perchè occorre ben interpretare il disagio della gente, con un esercizio straordinario di comprensione che una comunità deve saper attivare per aiutare il sistema produttivo a garantire lavoro ed occupazione».

«È un momento davvero molto complesso - spiega Amarelli che è alla guida di Confindustria Cosenza da 10 mesi - ed il sistema produttivo, se adeguatamente supportato rispetto al grande problema della mancanza di liquidità e dell’eccessivo peso della burocrazia, potrebbe dare una mano: sono le imprese infatti quelle realtà in grado di creare valore e ricchezza. Il reddito di assistenza e di cittadinanza è una misura di sussistenza utile e che può aiutare in periodi di crisi e con valenza temporale limitata, ma se non puntiamo sul lavoro, sulle imprese capaci di creare ricchezza, non riusciremo a superare questo periodo ed a recuperare una gap che aumenta invece di ridursi».

«La bassa occupazione, la scarsa qualificazione della forza lavoro destano molta preoccupazione sul futuro del nostro territorio. Occorrerà fare un salto di qualità - continua Amarelli - verso una nuova normalità caratterizzata da più integrazione, più qualità dei prodotti e nei servizi offerti, più digitalizzazione, più sicurezza». Tutti i settori, sottolinea, «sono strategici: manifatturiero, edilizia, agroalimentare Ict, metalmeccanico, legno, servizi alle imprese, sanità, trasporti. In tutto il Paese ed anche in Calabria, anche la filiera della cultura può aiutare la ripresa: turismo, cultura, intrattenimento, beni culturali e paesaggistici possono determinare una nuova offerta integrata della straordinaria bellezza ambientale e culturale della Calabria. Occorre tornare ad avere fiducia e ad investire».

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