Rossano, licenziati 40 lavoratori della Simet. I sindacati: "Disinteresse generale della politica"
Nell’imbarazzante e assordante silenzio della Politica e di tutte le Istituzioni regionali e locali e, dopo numerose trattative con tra Azienda e le organizzazioni sindacali 40 lavoratori dell’Azienda di trasporto a lunga percorrenza, la Simet Spa di Rossano, sono stati licenziati. "Noi crediamo che questa stortura, sia frutto non solo del momento di sofferenza economica legata alla pandemia da Covid-19, così come allo spropositato aumento dei costi del carburante e dei pedaggi autostradali, o ancora, di politiche certamente discutibili della stessa Simet, ma anche di un disinteresse generale da parte della politica e dei politici meridionali e soprattutto calabresi che non hanno mai inteso se non per meri interessi di bottega, aprire una discussione seria e produttiva su un settore come quello del trasporto a lunga percorrenza che palesemente ha un impatto sociale che riguarda sicuramente tutta la popolazione regionale, in quanto, per come è evidente le linee a lunga percorrenza, ovvero, il trasporto su gomma interregionale, riguardano per la maggio parte, il meridione d’Italia, dove per come è noto, abbiamo un sistema della mobilità e un servizio di trasporto carente con irrisori e limitati collegamenti verso le regioni del nord d’Italia". "Inoltre, una Regione come la Calabria - continuano il Segretario Generale Filt Cisl Giovanni Angotti e il Segretario Generale della Camera del Lavoro di Cosenza Umberto Calabrone - dove il tasso di disoccupazione ha raggiunto proporzioni inquietanti, queste situazioni portano ancora di più a desertificare territori come il nostro, costringendo in primis i nostri giovani e non solo ad emigrare nelle grandi città del nord o addirittura in altri Paesi, determinando ulteriori stati di disagio economico e sociale per le numerose famiglie che perdono così reddito e lavoro. A tal proposito, come dimenticare l’inspiegabile abbandono del progetto di rilancio dei trasporti nel Sud e la relativa rivisitazione del Piano industriale del 2017 che vedeva impegnato il più grande gruppo industriale della mobilità su larga scala, le Ferrovie dello Stato Italiane. Infatti, attraverso la società Busitalia Sita Nord – controllata integralmente da Ferrovie dello Stato – nel marzo 2018, condividendo il Piano Industriale di quest’ultima, il gruppo Simet S.p.A., dava vita a Busitalia Simet S.p.A. per incentivare, attraverso il servizio FAST, i collegamenti sulla lunga percorrenza a mezzo autobus. La nuova società, con il nuovo socio di maggioranza “pubblico” avrebbe dovuto rilanciare il brand e i servizi storici così come l’attivazione di nuove tratte e rotte. Ma inspiegabilmente dopo solo 18 mesi il socio Busitalia Sita Nord manifestava - in modo irrevocabile - la decisione di uscire dalla compagine sociale. Ciò ha determinato, nella immediatezza, le preoccupazioni da parte sindacale di continuità e, soprattutto, del mantenimento dei livelli occupazionali. Busitalia Simet S.p.A e per questo motivo, che già all’epoca erano state avviate da parte nostra numerose richieste di chiarimento sia a BusItalia che a Simet, senza mai aver ricevere risposte esaustive se non di mere circostanze. Un progetto che nel 2018 a nostro parere aveva tutte le carte in regola per consolidare una delle imprese del sud Italia in un settore dove diversi player, nazionali e non, hanno intravisto opportunità industriali che il gruppo Ferrovie dello Stato Italiane non ha voluto o non ha saputo cogliere. Un’altra occasione persa per creare sinergie e occasioni di lavoro laddove c’è carenza di infrastrutture e connessioni. Per quanto ci riguarda saremo a fianco dei lavoratori licenziati in ogni sede e pronti a mobilitarci per dare voce a una ulteriore e palese ingiustizia avvenuta nel vergognoso silenzio delle istituzioni. Auspichiamo inoltre - concludono i sindacati - che si possa riaprire nell’immediato un tavolo istituzionale nazionale e regionale con la presenza anche del gruppo Fs, affinché si possano trovare soluzioni alternative finalizzate a far rientrare nel ciclo produttivo 40 lavoratori calabresi".