«La situazione di crisi della nostra società parte da lontano, da un accordo venuto meno con il gruppo Fs. Abbiamo avuto due anni di disastri aziendali, poi sono arrivati il Covid, la guerra e il caro energia. Tutto questo ci ha messo in difficoltà. Abbiamo perciò dovuto seguire, tramite l’associazione degli industriali, l’iter finalizzato alla riduzione del personale per ridurre i costi». Gerardo Smurra, presidente della Simet, la società di trasporti che ha proceduto nei giorni scorsi al licenziamento di 40 dipendenti (altri 30 hanno spontanemanete rinunciato al lavoro), motiva così le ragioni della rifuzione del personale. «Abbiamo dovuto chiudere 10 agenzie di viaggio - spiega all’Agi - abbiamo ridotto l’esercizio, abbiamo ridotto dei collegamenti. Facevamo 8 corse su Roma, adesso ne facciamo una. Il traffico è diminuito per diverse ragioni, di carattere tecnico e sociale per quanto riguarda la mobilità dal Sud al Nord. Siamo un’azienda di puro mercato, non abbiamo contributi, nè rapporti con la Regione. Abbiamo avuto - sottolinea - dei ristori ma di piccolissima entità nel 2020 a fronte di un abbattimento del fatturato di circa l’80%. Avevamo 240 dipendenti, poi siamo scesi a 100 e ora siamo stati costretti, molto molto a malincuore, a prendere altri provvedimenti attraverso le regolari procedure sindacali. La Cassa integrazione non ci è stata concessa, nonostante a gennaio ci sia stato un incontro alla Regione. La commissione consiliare competente si era impegnata a verificare la possibilità di attivare la Cig. Da aprile siamo senza cassa integrazione ma la comunicazione ci è arrivata ad agosto. Quindi da aprile abbiamo pagato finora personale che doveva essere in Cig ma che non lo è. Abbiamo dovuto per forza di cose procedere con il licenziamento di 40 persone. Operiamo da 80 anni - sottolinea - e tentiamo di portare avanti l’azienda nel migliore dei modi. Speriamo che le Fs abbiano il buon senso di mettere a un tavolo e di rivedere la situazione. Non abbiamo chiesto soldi - chiarisce Smurra - ma semplicemente lavoro che non ci è stato dato».