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Economia in provincia di Cosenza, corruzione e ‘ndrangheta ostacolano il Pnrr

Nicola Paldino, presidente della BCC Mediocrati

Sono ben 60mila gli imprenditori che indicano il potere criminale tra gli ostacoli principali ad una piena e incisiva attuazione del Piano di Ripresa e di Resilienza. In particolare, corruzione e ‘ndrangheta sono state indicate rispettivamente dal 24,9% e dell’8,1% degli imprenditori calabresi. Elementi condizionanti il documento di sviluppo secondi soltanto all’instabilità politica e all’inadeguatezza di chi dovrebbe gestire i 222 miliardi messi in campo dalle istituzioni. Scarsa conoscenza, inoltre, del Piano: solo 1 imprenditore su 10 possiede informazioni in modo approfondito. E, ancora, circa ben il 79,4% ha manifestato scetticismo rispetto al suo reale potere riformatore e di rilancio del sistema economico. Il conflitto in Ucraina rappresenta un ulteriore tallone di Achille del tessuto produttivo con la maggioranza degli imprenditori, pari al 60%, preoccupata dall’acuirsi della crisi energetica nei prossimi mesi.

E, intanto, dopo il brusco calo dell’anno 2020 determinatosi a seguito della grave crisi pandemica che aveva fatto scendere le aspettative ai minimi storici, nel 2021 si rileva un forte “rimbalzo” e miglioramento dell’indice di fiducia, che si conferma rimanendo stabile nel 2022. Un segno incoraggiante di una resilienza alla crisi da parte degli imprenditori, nonostante le preoccupazioni di una nuova recessione economica innescata, per l’appunto, dal recente conflitto in Ucraina. È quanto emerge dal 18esimo rapporto sull’economia in provincia di Cosenza, realizzato dall’Istituto Demoskopika per conto della Banca di Credito Cooperativo Mediocrati.

«Per l'Italia, - dichiara il presidente della Banca di Credito Cooperativo Mediocrati, Nicola Paldino – il Piano rappresenta l’occasione per recuperare i divari occupazionali che penalizzano giovani, donne e Sud. Sarà dunque importante il pieno e corretto utilizzo delle ingenti risorse nazionali ed europee, non solo per colmare il gap infrastrutturale del Mezzogiorno, ma anche per sostenere lo sviluppo delle economie locali e delle imprese che potranno cogliere le tante opportunità offerte dal Piano. Questo prevede in Calabria diversi investimenti su infrastrutture e servizi pubblici che andranno ad aggiungersi a quelli che saranno realizzati con altre risorse nazionali ed europee. Tuttavia - precisa Nicola Paldino –   l’impatto e i benefici di questi interventi dipenderanno in larga misura dalla capacità di progettazione e dalla velocità di realizzazione degli stessi da parte degli enti territoriali regionali, che spesso nel passato sono risultate poco adeguate. Tra gli ostacoli alla realizzazione del Piano gli imprenditori evidenziano, ancora, l’instabilità politica e i contrasti tra i partiti politici, la scarsa preparazione delle persone preposte alla gestione del piano, i vincoli burocratici e di legge nella gestione degli appalti e degli interventi, e dunque la scarsa efficienza della PA, come ancora da non sottovalutare è la corruzione e l’influenza della criminalità organizzata. Per fare in modo che il PNRR abbia successo, e soprattutto possa incidere efficacemente nelle regioni del Mezzogiorno, - conclude Nicola Paldino - è necessario che gli investimenti siano in grado di produrre effetti a lungo termine. Solo così si potrà generare un miglioramento della qualità di vita dei cittadini e delle condizioni delle imprese, che è quanto ci chiede l’Europa».

«La nostra indagine – dichiara il presidente di Demoskopika, Raffaele Rio – ha messo in evidenza la scarsa interlocuzione degli organi di governo tanto con le parti sociali, quanto con le Regioni e gli enti locali. Ciò ha influito negativamente sulla poca conoscenza del Piano da parte degli imprenditori interpellati. In questa direzione, il non adeguato coinvolgimento può alimentare un rischio per il concreto utilizzo delle risorse, alla luce anche della scarsa capacità progettuale degli enti locali e di un apparato burocratico troppo complesso che potrebbe rallentare eccessivamente i procedimenti amministrativi. Inoltre, da non sottovalutare che la modesta interlocuzione emersa dallo studio – continua Raffaele Rio – ha generato uno scollamento più che significativo fra chi ha realizzato il Piano e i portatori d’interesse. Basti pensare, ad esempio, che la missione “Salute” è quella in cui sono previsti meno fondi di investimento ma considerata la più rilevante da parte degli imprenditori. Sul versante dell’andamento economico, prevale la cautela della business community calabrese. Sarà poco probabile, dunque, - conclude Raffaele Rio - intravedere ulteriori miglioramenti a causa sicuramente della forte ripresa dell’inflazione, dovuta soprattutto al rincaro delle materie prime energetiche sospinta dal conflitto in Ucraina, che sta preoccupando in modo rilevante gli operatori economici poiché potrebbe causare una nuova recessione».

Flop comunicativo: solo 1 imprenditore su 10 dichiara di conoscere il PNRR in modo approfondito. Gli imprenditori hanno dichiarato di avere una conoscenza piuttosto superficiale del PNRR. Poco più di un intervistato su due (57,5%), infatti, ha dichiarato di non conoscerlo; di questi il 36,1% ne ha solo sentito parlare ma non ne conosce i contenuti, mentre il 21,4% non ne ha mai sentito parlare. Sul versante opposto, sono poco più di 4 su 10 (42,5%), gli intervistati che hanno dichiarato di conoscere il PNRR anche se di questi la quota maggiore, il 30,1%, ammette di avere una conoscenza superficiale, ossia di “sapere di cosa si tratta ma di non aver approfondito”, mentre solo poco più di 1 su 10 (12,5%) conosce abbastanza (10,9%) o molto bene (1,5%) il Piano.

Sul banco degli imputati prioritariamente la comunicazione giudicata insufficiente dalla metà del sistema imprenditoriale (48,8%). Soltanto una irrilevante percentuale degli intervistati (2,4%) ritiene che il PNRR sia stato comunicato in modo “efficace, e che temi e obiettivi siano stati spiegati con chiarezza”. Per la rimanente quota, infine, pari al 44,7%, l’attività di comunicazione del documento strategico è stata “sufficiente ma migliorabile”, poiché “occorrono più azioni di sensibilizzazione e comunicazione”.

Priorità PNRR: è discordanza di vedute tra tessuto produttivo e organi di governo. Il PNRR, con una dotazione di oltre 222 miliardi di euro, è organizzato in molteplici progetti di investimento (circa 200) suddivisi in 16 componenti a loro volta raggruppate in sei missioni. Qual è il livello di priorità manifestato dai capi d’azienda interpellati? E quale la quota di finanziamento prevista? La Salute svetta su tutte le missioni: oltre 4 imprenditori su 10 (42,9%) la ritengono prioritaria dal punto di vista degli investimenti anche se, ironia della sorte, ad essa è dedicata soltanto l’8,6% della quota di finanziamento. Avere un sistema sanitario più efficiente e sicuro è considerata una necessità alla luce, probabilmente, anche delle conseguenze sociali ed economiche che si sono generate con l’avvento del Covid-19. Orientamento evidentemente non in linea con quanto previsto dalle istituzioni che hanno “costruito” il Piano.  Dopo la salute, è la missione “Infrastrutture per una mobilità sostenibile”, ad essere considerata prioritaria dal 39% degli intervistati. Ma anche in questo caso, la quota ad essa riservata è pari soltanto al 13,4%. La missione “Istruzione e ricerca” è al terzo posto ed è considerata rilevante dal 34,3% del campione pur raccogliendo soltanto un 14,7% dei fondi del PNRR. E, ancora, l’agenda delle priorità continua con la missione “Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo” giudicata rilevante dal 30% degli imprenditori intervistati alla quale i fautori del Piano hanno riservato il 21,2% delle risorse disponibili.

Altra divergenza evidente è da considerarsi nella missione “Rivoluzione verde e transizione ecologica” in cui sono previste le maggiori risorse (29,7%), ma che risulta la penultima in ordine di rilevanza per il tessuto economico e produttivo regionale (22,2%). A chiudere il rating delle priorità, la missione “Inclusione e coesione sociale” in cui si concentra il 20,7% delle preferenze della business community e caratterizzata da una quota di finanziamento pari al 12,7%.

Scetticismo: 8 imprenditori su 10 non credono nella forza riformatrice del PNRR. Il campione ha espresso perplessità sull’idea che lo sforzo riformatore del PNRR produrrà automaticamente un rilancio dello sviluppo economico. Circa 8 intervistati su 10 (79,4%) sono scettici rispetto al fatto che le riforme e le misure contenute nel PNRR riusciranno concretamente a contribuire al rilancio del sistema economico. In particolare, il 66,6% è poco fiducioso, mentre il 12,8% non ci crede affatto. Nell’area degli ottimisti (20,6%), invece, il 19,4% è abbastanza fiducioso, mentre solo una minima parte, l’1,4%, risulta molto fiducioso e crede che le riforme possano effettivamente rilanciare il paese. Anche se prevale un certo scetticismo sulle riforme, quasi la metà degli intervistati (45,2%), inoltre, ritiene prioritaria, ai fini della ripresa del paese, la riforma fiscale. Mentre per le altre riforme si registrano più o meno gli stessi punti percentuali: poco più di un intervistato su 10 ritiene prioritarie la promozione della concorrenza (15%), la riforma della giustizia (13,7%), la riforma della Pubblica Amministrazione (13,7%) e, infine, la semplificazione e la razionalizzazione delle leggi (11,9%).

Convinzioni: misure PNRR favoriranno maggiormente nord del paese. Il PNRR quale area geografica del Paese favorirà maggiormente? E, inoltre, sarà in grado di rilanciare e far crescere il Mezzogiorno così da ridurre il divario con le altre aree più sviluppate del Paese? Per 4 intervistati su 10 (44,5%) sarà il Nord-Ovest ad essere maggiormente favorito, per circa 3 su 10 (29,2%) nessuna area in particolare, mentre minime sono le percentuali di chi ha scelto Sud e Isole (7,5%) e l’area del Nord-Est (6,9%). Dall’analisi dei dati emerge, inoltre, un clima di scetticismo da parte degli imprenditori locali i quali, probabilmente, non credono nelle virtù taumaturgiche del Piano. In particolare, la maggior parte degli intervistati, ossia il 35%, ritiene che il divario sia strutturale e non si colmerà mai, mentre per il 32,4% non si riusciranno a spendere tutte, e bene, le risorse a disposizione. Fra gli ottimisti, invece, 1 su 10 (11,9%) crede che si tratti di un’occasione da non perdere assolutamente, mentre 2 su 10 (20,7%) anche se fiduciosi pensano che ci sia bisogno di maggiori risorse.

Ostacoli: la business community teme instabilità politica, incompetenza, corruzione e criminalità organizzata. Per più della metà del campione (51%), sarà l’instabilità politica e i contrasti tra i partiti a rappresentare il maggiore ostacolo per il PNRR. Questa preoccupazione è certamente il risultato dei molti cambi che ci sono stati al governo negli ultimi anni. Basta ricordare, infatti, che nella XVIII Legislatura (dal 23 marzo 2018) ci sono stati tre cambi dell’esecutivo (Governo Conte, Governo Conte II, Governo Draghi), e altrettanti sono stati quelli nella precedente Legislatura (Governo Letta, Governo Renzi, Governo Gentiloni). Analoghe preoccupazioni sono espresse da più di 3 imprenditori su 10 riguardo sia “all’incompetenza delle persone chiamate a gestire il PNRR” (33,4%), sia ai “vincoli di legge della gestione degli appalti e degli interventi nel nostro paese” (33,3%). Più che significativa, inoltre, la quota, pari al 33%, di chi ritiene la corruzione e la criminalità organizzata fattori determinanti nel mettere in atto gli sforzi, le misure e le risorse finanziarie previste nel Piano di Rilancio e di Resilienza. Un dato ancora più allarmante se rapportato all’universo imprenditoriale calabrese pari ad oltre 60 mila imprenditori. Per più di 2 imprenditori su 10, infine, a rappresentare un ostacolo per il PNRR è la scarsa efficienza della Pubblica amministrazione (23,4%).

Preoccupazioni: 60 per cento teme peggioramento crisi energetica causata dal conflitto in Ucraina. La maggioranza degli imprenditori per il prossimo futuro è preoccupata dalla crisi energetica causata dal conflitto Russia-Ucraina. Dalla nostra indagine campionaria emerge che oltre il 60% prevede che esso avrà ripercussioni abbastanza (51,4%) e molto (10,7%) negative sull’andamento futuro della propria attività, mentre sono in minoranza i soggetti meno preoccupati che si attendono comunque un impatto anche se poco rilevante (29,5%) o per niente sfavorevole, in questo caso solo l’8,4%. La guerra in Ucraina sta generando una perdita di valore aggiunto pari a almeno 16 miliardi di euro. In Calabria, la perdita stimata sarebbe di ben 255 milioni di euro. Oltre 2,3 milioni, inoltre, le aziende attive nei settori maggiormente legati all’energia. In Calabria, le aziende attive nei settori energivori sarebbero oltre 75 mila. Sono sei, in valore assoluto di perdita di valore aggiunto, i sistemi economici territoriali più colpiti: Lombardia, Emilia-Romagna, Lazio, Veneto, Piemonte e Toscana la cui contrazione della produzione, pari a 11,4 miliardi di euro, rappresenterebbe ben il 70 per cento del dato complessivo italiano. Il tessuto produttivo calabrese si colloca nell’area caratterizzata da un impatto più contenuto, ottenuta rapportando la contrazione stimata del valore aggiunto al numero delle imprese nei settori individuati per regione al fine di una confrontabilità del dato.

Clima di fiducia: prevale la cautela, indice generale stabile rispetto al 2021. Come di consueto l’indagine congiunturale ha l’obiettivo di comprendere l’evoluzione della fiducia degli imprenditori locali e di interpretarla sulla base dei diversi elementi che la influenzano, in primis, i fattori di scenario. Passando all’analisi complessiva dei fattori che definiscono l’indice di fiducia generale, quest’anno sono evidenti i segnali di una relativa stabilità e consolidamento del miglioramento del 2021 del clima di fiducia e delle aspettative di una ripresa dell’economia dopo il periodo di grave crisi, innescata dalla pandemia del Covid-19 che ne aveva determinato una forte flessione.

In particolare, nel 2022 l’indice medio di fiducia generale, pari a 90,5, si mantiene stabile e consolida il miglioramento del 2021 quando a seguito di un forte “rimbalzo” dopo il crollo verticale della crisi pandemica in cui era sceso ad un punto minimo della serie storica aveva recuperato ben 35,3 punti attestandosi ai livelli del periodo pre-Covid (88,4).

Entrando nel dettaglio dei singoli indicatori, solo alcuni consolidano la ripresa dell’anno precedente, altri restano quasi stabili e altri ancora in leggero calo: fatturato (-0,8 punti), liquidità (-0,7 punti), investimenti (-1,6 punti), occupazione (+9,6 punti), disponibilità di credito (+4,5 punti). Si nota, infine, una leggera flessione anche per il fattore macroeconomico relativo alle aspettative dell’andamento economico regionale: l’indice passa dal 57,4 del 2021 al 52,3 del 2022.

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