L’inflazione, capricciosa e vorace, ha dettato rigide regole in tutto il 2022 e continuerà a prendersi gioco dell’umanità almeno per i prossimi due anni. Un allarme che affiora dalle pieghe del rapporto Fipe, l’associazione dei pubblici esercizi di Confcommercio che ha elaborato i dati Istat degli ultimi dodici mesi. Un lungo viaggio su un crinale roccioso con la crisi che ha imposto il suo morso modificando le vite e i percorsi quotidiani di famiglie e imprese. Lo studio, però, prova ad abbassare l’arroganza dei rincari individuando il virtuosismo della ristorazione nel 2022 che lascia in eredità un 5% in più come aumento dei listini in un solo anno, un dato contenuto rispetto al rialzo generale dei prezzi al consumo che sono cresciuti del 7,4%. L’eurozona, invece, ha mostrato una dinamica delle quotazioni più moderata segnando un +8,4% a livello di intera economia e un +5,7% per la ristorazione. Le interruzioni durante il Covid nelle catene di approvvigionamento, principali responsabili delle manipolazioni sul fronte delle speculazioni, che si erano già notevolmente attenuate, sono destinate a sfumare «progressivamente in assenza di blocchi localizzati intermittenti».
Un anno di tensioni
I venti di guerra, lo choc dei prezzi energetici e la crisi delle materie prime hanno tagliando le vene ai polsi di un tessuto produttivo già vessato dal biennio della pandemia. In difficoltà quasi tutti i settori col segno positivo che è sparito dai diagrammi della vitalità di piccole e medie imprese. L’economia mondiale resta esposta a numerosi rischi. I gravi problemi di salute che ancora si registrano in Cina potrebbero frenare la ripresa, il conflitto nel petto dell’Europa potrebbe ulteriormente intensificarsi e condizioni di finanziamento globali più rigide potrebbero diventare un filo spinato per l’accesso al credito e dunque pesare sullo stock degli investimenti. Uno scenario fluido che impedisce di tracciare traiettorie certe all’interno di previsioni che restano aggrappate a variabili che non possono essere più comprese all’interno di un intervallo definito. La guerra ha modificato la filosofia del mondo e le economie locali, già deboli per costituzione, sono finite ai margini dei grandi sistemi. La Calabria continua a galleggiare nel Sud del Sud dell’Italia, sospesa in mezzo alle sue criticità storiche, ai suoi affanni. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Cosenza