Lo shopping compulsivo corre già da qualche giorno sul ponte dell’Immacolata. Tutti in coda nei centri commerciali ma è netta anche la progressione di folla che sta trasformando l’isola pedonale in un formicaio. È il segnale di un ritorno a Itaca che, tuttavia, è declinato da numeri allarmanti. Dentro una felicità apparente, la vita qui continua a rimanere appesa a fili insignificanti che sembrano congiungersi a un altrove deformato dalla rassegnazione. I report che descrivono il Cosentino sono deboli mormorii con diagrammi che non crescono mai. E tra i fattori che spazzano definitivamente l’argine c’è l’impennata dei prezzi al consumo che ha fatto da colonna sonora all’anno che ci prepariamo ad abbandonare senza nostalgia. Ci sono prodotti che in un anno hanno registrato aumenti terrificanti nelle quotazioni. Prodotti come parmigiano, olio d’oliva, carne bovina e petto di pollo hanno inciso più degli altri sulla capacità di spesa domestica. In particolare, il formaggio, a ottobre dello scorso anno, aveva una quotazione media di 19,58 euro al kg con punte massime di 23 euro. A ottobre di quest’anno, per un chilo di parmigiano abbiamo speso in media 21,77 euro (+2,19) con un prezzo massimo di 28 euro (+5). L’olio extravergine di oliva è passato da un prezzo medio di 5,13 euro al litro a 8,17 euro con un rincaro complessivo di 3,17 euro.
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