Nella penombra dell’incertezza economica si raccoglie tutta la malinconia di questo nostro tempo. Tristezza e dolore sono le spine conficcate nel fianco di questa nostra terra, una zolla schiacciata dagli effetti devastanti dell’inflazione e dei rincari energetici. Quello che sta accadendo in questi giorni è un passaggio aspro nell’arrampicata quotidiana che ogni famiglia si trova a dover affrontare nel silenzio raschiato appena da un’imprecazione inevitabile quando si è costretti a fare i conti con la spesa obbligata (cibo, bevande, beni energetici). Basterebbero le testimonianze di chi lascia un supermercato o un negozio di ortofrutta, dopo aver pagato il conto alla cassa, per comprendere l’umore di questa nostra sempre più afflitta civiltà dei consumi. Cosa ci dicono i report? In attesa del dato di settembre dell’inflazione, Cosenza ha chiuso agosto con un indice dei prezzi al consumo più alto tra le città calabresi. Certo, non è una novità perché si tratta di un primato consolidato nel tempo. L’ultimo dato del carovita segnalava un +1,8%, 25.mo tra le città italiane con un riflesso sull’aumento della spesa familiare annua di 319 euro. Numeri che generano quell’ansia che quotidianamente tiene prigionieri i pensieri e che rappresenta la cruna attraverso la quale passa la nostra capacità finanziaria. Le famiglie restano aggrappate alle dinamiche della crisi e l’attuale difficile panorama promette ulteriori ripercussioni nefaste sui bilanci domestici. Del resto, la tempesta d’autunno anticipata dagli esperti si sta manifestando con tutta la sua forza a cominciare sia prezzi dei carburanti tornati a salire dopo una parentesi di quiete su crinali senza asperità. Nell’ultima settimana la quotazione di gasolio e benzina è tornata a lievitare alla colonnina e l’impennata registrata si aggira tra i 5 e 10 centesimi a litro. Ma i segnali sono fortemente negativi. E con il rialzo dei prezzi alla colonnina, torneranno a salire i costi del trasporto delle merci e, di conseguenza, si registreranno ulteriori salassi nella spesa giornaliera. Pane, caffè, frutta, verdura, luce, acqua, gas: ogni cosa continuerà a costarci sempre di più. Costa tutto più caro. Il record di rincari in un anno va all’olio extravergine d’oliva, l’“oro verde”, di nome e di fatto. Un anno fa costava in media 6,61 euro al litro, oggi il prezzo medio è salito a 9,87 con una differenza di 3,26 euro a litro. Nella sua quotazione massima, la differenza in dodici mesi è, addirittura, di 4,32 euro a litro (da 7,49 a 11,81). Un balzo che costringe a rinunciare spesso alla qualità e alle proprietà dell’olio d’oliva, virando su prodotti meno nobili. Gli esperti dicono che l’impennata sia collegata al crollo della produzione mondiale dell’olio evo.