La Calabria tenta invano di raggiungere la sua torre d’avorio arrampicandosi faticosamente lungo un piano inclinato trasformato in un pendio senza fine. Sullo sfondo, il rumore dei passi del federalismo che si avvicina, scelta impietosa per il Meridione e per questa zolla, tra le più incerte e sofferenti del paese. L’idea di sviluppo del Sud rischia di finire in rovina, superata dalla complessità di un mondo che si restringerà sempre di più da Napoli in giù. L’autonomia differenziata è un’insidia che si scompone nell’abbandono razionale, impregnato di consapevolezza. Tutti i report convergono verso lo stesso approdo in Calabria e nel Cosentino perché, in fondo, mezza Calabria vive nel Cosentino.
Secondo l’Inps, il 2023 si è chiuso con un saldo netto occupazionale positivo con i nuovi rapporti di lavoro che hanno superato le cessazioni. Tuttavia, si tratta di un dato che si nutre, soprattutto, di contratti a tempo determinato che sono cresciuti rispetto al 2022 (da 26.852 a 29.407). Nel 2023, invece, sono diminuiti i contratti a tempo indeterminato (il posto fisso) con un dato complessivo di persone che hanno raggiunto la stabilità occupazionale che è sceso sotto le undicimila unità (10.935). Complessivamente, i calabresi che lavorano sono 539mila di cui 197mila sono cosentini.
Il tasso di occupazione a Cosenza e provincia è rimasto pressocché stabile (44,4% nel 2022, 44,5% nel 2023). È cresciuto, invece (in controtendenza col dato nazionale), il tasso di disoccupazione che è passato dal 15,6% del 2022 al 17,5% del 2023. Complessivamente, i disoccupati in Calabria sono 102mila di cui, quasi la metà, e precisamente 42mila, vivono nel Cosentino. In linea col resto del paese, invece, la flessione degli inattivi (tra 15 e 64 anni) che sono scesi dal 47,1% al 45,8%.
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