
Mentre l’Unical celebrava la Notte Europea dei Ricercatori con eventi di divulgazione scientifica, sul ponte Bucci sventolava lo striscione “Basta precariato di Stato” che raccontava l’altra faccia della medaglia. Un piccolo esercito di scienziati con contratti atipici e a tempo determinato del Cnr ha scelto proprio questa occasione per denunciare una realtà che mina alle fondamenta il futuro della ricerca italiana.
In Calabria la situazione è drammatica: circa 70-80 ricercatori vivono nell'incertezza di contratti precari, borse di studio e assegni di ricerca. Nell’ultimo anno sono stati banditi concorsi per l’assunzione di appena 2 ricercatori, mentre brillanti scienziati hanno già perso il lavoro ad agosto per scadenza contrattuale. La maggior parte dei progetti attualmente in corso è finanziata dal Pnrr e si concluderà a dicembre 2025, lasciando un vuoto incolmabile. Le conseguenze sono devastanti: ricerche strategiche su malattie neurodegenerative, prevenzione del dissesto idrogeologico, gestione di frane e alluvioni, purificazione delle acque e innovazioni in agricoltura e tanti altri ancora rischiano di fermarsi.
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