Il sogno della violinista cosentina Beatrice Limonti: “Amo la musica e la contaminazione dei linguaggi”
Uno degli aspetti più interessanti della attività artistica di Beatrice Limonti, violinista calabrese di nota internazionale, è sicuramente quello relativo alla sua capacità di unire l’aspetto tecnico dello strumento a quello più ampio di una contaminazione dei linguaggi. Cosa è per te il suono? Il suono per me è la ricerca dell’assoluto, il mio tuffo nell’eternità, esso è una porta d’accesso al trascendente. Attraverso la musica cerco di liberarmi dalle scorie della materia e accedere ad un’altra forma di esperienza, non materiale. La padronanza tecnica del violino, ossia della materia che produce il suono, per me è la condizione senza la quale il viaggio non può nemmeno iniziare. Tanto che si potrebbe dire che la storia di ogni musicista è la storia di un corpo a corpo con la materia. Dinnanzi ad una partitura la tua possibilità di interazione qual è? Analisi e rispetto della partitura oppure una visione dell’esecuzione che può essere anche ricreativa? La mia interazione con la partitura nasce dalla verità musicale, ovvero ciò che il compositore vuole nell’esecuzione. In senso lato è il cuore di ciò che desiderava esprimere. Quando mi interfaccio con essa, cerco di percorrere la strada che ha fatto per raggiungere questa verità, perché i sentieri che si possono percorrere per arrivare alla verità musicale sono molti. L’interpretazione non è un libero volo della fantasia, ci sono delle regole da seguire, come nella grammatica di una lingua. E’ all’interno di questa sintassi che apro lo spazio di libertà dell’interpretazione, che può essere vastissimo, la mia ricreazione. Una volta il compositore Cesar Franck andò ad ascoltare la prima esecuzione di una Sonata per violino che aveva scritto, suonava Eugène Ysaÿe. L’allievo che era con Franck si accorse che il violinista aveva disatteso tutte le indicazioni della partitura e alla fine chiese, timoroso, al maestro cosa pensasse. Lui rispose: “È stata un’esecuzione meravigliosa”. C’è sempre una stretta correlazione con il rapporto tra oralità e scrittura e la relativa evoluzione di codici simbolico-notazionali. Nella tua esperienza di musicista che spazia dal classico, fusion jazz, al popolare, fino a che punto è più importante studiare il segno come espressione di pensiero musicale finito oppure è meglio riprendere una tradizione orale che nasconde diverse possibilità di improvvisazione? Il connubio perfetto è studiare come base la scrittura simbolica-notazionale di qualsiasi genere musicale. A seguire si coniugano le espressioni scritte e/o orali, se si tratta di musica etnica; e come risultato si ottiene un’interpretazione unica e irripetibile. Ricordo il famoso violinista francese Gilles Apap che ha eseguito magnificamente il concerto per violino No3 in Sol maggiore di Mozart, conferendogli anche un sapore gipsy jazz nella Cadenza del primo tempo. Di solito chi possiede l’orecchio assoluto viene considerato nell’immaginario collettivo come un musicista più talentuoso di altri, con capacità superiori rispetto alla maggioranza dei musicisti. La consapevolezza di avere l’orecchio assoluto cosa ha rappresentato per la tua carriera? Avere musicalità è un’arma a doppio taglio. La mia condizione di orecchio assoluto mi ha sempre permesso di avere un passo in più nell’analisi armonica del brano, già ascoltando la sua esecuzione, quindi senza avere una partitura sotto i miei occhi. Nel jazz, questa qualità mi ha donato una versatilità nelle performance ma sto ancora lavorando alla pratica dell’atonalità e al free jazz, essendo molto tonale nelle mie improvvisazioni. Dal punto di vista classico solistico, orchestrale e di musica da camera ritengo l’orecchio assoluto un dono di Dio, perché riesco ad avere un’ottima intonazione e un buon rapporto con i colleghi musicisti.
Chi è Beatrice Limonti
Beatrice Limonti è una violinista che, nella pluriennale attività artistica, ha sempre messo in evidenza diversi aspetti della musica e della interpretazione musicale. Interessante per l’aspetto interpretativo è la particolare cura verso il mondo dei suoni e delle novità musicali. Artista versatile, Limonti ha contaminato generi e stili diversi nel suo percorso, quali musica classica, fusion elettrico, acustico, jazz manouche, soul, musica tradizionale e molti altri. Da sempre è alla ricerca di impasti sonori che evidenziano le tipologie e le stratificazioni musicali. Alan Lomax nel 1954 ebbe a dire, all’interno del suo viaggio verso il Sud Italia, sua terra d’origine, che lo stesso aveva in sé un patrimonio musicale molto interessante per l’aspetto melodico e ritmico. In questo la violinista Limonti ha di fatto evidenziato nei suoi studi questa caratteristica di ricerca anche grazie alla sua attitudine naturale data dall’orecchio assoluto. Questa sua connotazione l’ha posta sempre come possibilità per trovare nuove soluzioni e trascrivere interventi per i rapporti microtonali delle melodie. Violinista brillante e versatile ha messo le sue qualità tecniche e musicali al servizio di una eccellente poliedricità, non imponendosi come punto di riferimento in un preciso genere musicale ma sfruttando tutto ciò che la musica possa offrire. La violinista affianca l’attività di solista a quella di interprete di musica da camera, tenendo numerosi concerti in varie formazioni cameristiche in Italia e all’estero. Sorprendente la sua interpretazione nell’album Miracle Vibes, di Alessandra Chiarello, in cui ogni brano del disco, dalle contaminazioni soul, è stato arricchito da sonorità diverse del violino, che creano un’esperienza d’ascolto unica. Gli è stato di recente conferito dal Lions Club International il Premio come “Eccellenza Calabrese”, per le qualità artistiche dimostrate come migliore artista dell'anno 2023. Dunque, ciò che caratterizza appieno la musicista è la naturalezza con cui arricchisce le sue performance attraverso l’improvvisazione anche estemporanea nei concerti da solista e da camera di qualsiasi genere musicale. In questo lo studio del Jazz insieme al repertorio classico hanno favorito la creatività dell’artista calabrese in un nuovo percorso in cui l’attenzione verso la sua caratteristica musicale può esprimersi in modi differenti. Repertorio articolato e vario che si pone come assai originale in Italia e all’estero.