Firenze ha prolungato sino al 16 gennaio lo stop ai veicoli più inquinanti. A Venezia e in altri tre capoluoghi veneti è scattato allarme arancio per il superamento dei livelli delle polveri sottili Pm10 in atmosfera. È sempre alto lo smog a Torino e resta, almeno fino a domani, il blocco dei veicoli fino alle diesel Euro 5 e benzina Euro 1. A inizio settimana è rientrato in parte l’emergenza smog in Emilia-Romagna, le misure straordinarie per il contenimento delle polveri sottili pm10 sono rimaste in vigore solo nel Modenese, cessando invece nelle province di Reggio Emilia, Ferrara, Ravenna e Rimini. E a Cosenza? Che aria respiriamo in città? S’interroga l’associazione LegittimaMente che vorrebbe chiederlo al sindaco ma sospetta che non gli risponderebbe. «L’Arpacal invece sì, risponde alla nostra richiesta di accesso agli atti, certificando che il centro di Cosenza non è monitorato. L’unica stazione di rilevamento è tutt’ora quella situata sul confine nord, nei pressi della Città dei Ragazzi. Sappiamo tuttavia – chissà se Occhiuto lo sa – che sull’aria di Cosenza c’è un “pallino giallo”, perché le cosiddette polveri sottili vanno oltre il limite massimo stabilito. Meglio detta “materia particolata” questa roba è capace di raggiungere in 30 giorni le porzioni alveolari dei polmoni. Credevamo che la cosiddetta sperimentazione relativa alle modifiche alla viabilità fosse diventata permanente proprio grazie ai monitoraggi sull'incidenza dei flussi veicolari sulla qualità dell'aria. Sarebbe stato quanto meno opportuno, se non obbligatorio. Invece no. Eppure non sarebbe costato nulla al Comune di Cosenza – e quindi a ciascuno di noi – ottenere più stazionamenti dell’Arpacal in centro città. Cosenza (altro che «green») e i cosentini devono capire che un sindaco non può decidere di ignorare un aspetto tanto cruciale per la salute di tutti. È evidente che sia interessato ad altro, tipo a sfigurare per sempre la città». Gli attivisti di LegittimaMente, tra cui l’ex vice sindaco Katya Gentile, sottolineano come «chi certifica il superamento di quel limite è l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra) e le rilevazioni che ci riguardano sono preoccupanti, perché simili a quelle prodotte nelle città metropolitane del nord. Leggi la versione integrale dell’articolo su Gazzetta del Sud – edizione Cosenza in edicola oggi