Movimenti, liste civiche e partiti tutti in gara per la competizione elettorale del prossimo ventisei di maggio, ma il vero vincitore a Corigliano si preannuncia essere l'astensionismo. Con un elettorato sempre più lontano dal mondo politico e disincantato dalle tante, le solite e puntuali, promesse elettorali.
Ma a convincere poco sembrano siano proprio i candidati, ritenuti poco coscienti delle problematica del territorio, ma soprattutto ritenuti pronti ad incarnare, con le idee proposte in campagna elettorale, una città ideale per poi, come in passato, rivelarsi incapaci di attuarle. La sfida è di quelle epocali. Riuscire, intanto, nella stesura dello statuto unico della nuova città per poi mettere in moto la macchina amministrativa che renda, in termini di servizi ed organizzazione, una vivibilità, in termini qualitativi, migliore rispetto ai due ex comuni.
«Un ampia porzione dell'elettorato non si sente rappresentata dalla politica oggi in campo», spiega Pamela De Patto. Se l'ondata emotiva dei no alla fusione sembravano sopita, l'avvicinarsi della data del primo turno elettorale rinverdisce le loro ragioni, che vogliono concretizzare con una posizione di netto distacco dal processo di fusione ormai in corso, irreversibile.
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