Esiste ancora una maggioranza a Rende? Sussistono ancora i numeri e le persone per governare una città così importante? La risposta, paradossalmente, può giungere solo in un modo: approvare il Psc, se si riesce. In quel caso, polemiche a parte, si potrebbe dire che qualcosa della macchina amministrativa targata Manna, seppur senza il condottiero, vive. E può continuare, forse, a governare. Lo scenario raccontato nell’edizione di ieri, con il vicario Franchino De Rango intenzionato a “rivoluzionare” la giunta attuale, con l’esclusione della Artese, Petrusewicz e Sorrentino, è tutt’altro che fantapolitica. I litigi pubblici, anche in consiglio comunale, con il presidente del civico consesso Gaetano Morrone confermano appieno le ipotesi non ufficiali. La tattica è quella di inserire nei ruoli di comando le consigliere Romina Provenzano e Rachele Cava, surrogandole con i primi dei non eletti e soppesare una nuova maggioranza in Aula. In più, anche, la sostituzione del dimissionario Pino Munno con una donna non eletta ma che ha ricoperto più volte ruoli istituzionali. Tutto qui? No, arrivano anche le polemiche della Fed riformista sul Pnrr e sugli altri aspetti politici, in risposta al Laboratorio civico. «È noto che il Pnrr è stato concepito per finanziare nei vari settori dell’agire pubblico opere ed iniziative destinate a favorire strategicamente la crescita strutturale del Paese ed, in particolare, delle Regioni meridionali», scrivono.
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