Negli anni è diventata la madre di tutte le incompiute, lo scheletro nell’armadio della politica calabrese. La metropolitana leggera avrebbe dovuto rappresentare l’opera capace di rivoluzionare la mobilità dell’intera area urbana e invece è rimasta una nota stonata. In almeno 16 anni di annunci, il trenino di superficie, destinato ad accorciare le distanze geografiche tra il centro di Cosenza, Rende e l’Unical, è uscito e rientrato tante volte dalle rimesse elettorali. Tra carte, elaborazioni computerizzate, grafici e disegni, la geometria dell’infrastruttura è apparsa a tutti chiara. Ma è rimasta un sogno. Un’idea sulla carta. Un’idea di carta. La Regione ne aveva commissionato la progettazione esecutiva ma, poi, il percorso s’è infilato in una cruna ristretta che ha reso impossibile la copertura di quei 21 chilometri di linea principale (19 km con due diramazioni: una verso l’“Annunziata” e l’altra alla stazione ferroviaria di Vaglio Lise). Il convoglio è finito sul binario morto e lì è rimasto.
La riesumazione
L’improvviso tumulto in Consiglio comunale, con l’annuncio del presidente della commissione Trasporti, Concetta De Paola, ha interrotto il letargo: «Il gruppo consiliare Pd invita ancora una volta il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, a riprendere al più presto la realizzazione della metrotranvia di Cosenza-Rende e ad attivare le procedure affinché anche la nostra area urbana, così come stanno facendo Catanzaro e Reggio, possa vedere finalmente realizzata una infrastruttura fondamentale per lo sviluppo eco-sostenibile dell’area. Se la metrotranvia fosse avviata, molti problemi legati alla mobilità urbana, soprattutto per alcune categorie di viaggiatori, come gli studenti, le persone anziane, le persone con disabilità, i genitori che ogni giorno accompagnano i figli a scuola, i pendolari, avrebbero oggi soluzione».
La storia
La Regione guidata da Mario Oliverio aveva fretta di realizzare l’opera e affidò la progettazione esecutiva della metrotramvia a un Rti tra la Coop “Cmc” di Ravenna e la società spagnola Caf, specializzata nella realizzazione di materiale rotabile che avrebbe dovuto mettere a disposizione per la realizzazione del collegamento. La Cmc, che a quei tempi era un colosso mondiale (il gruppo vantava un fatturato di circa 1,1 miliardi di euro e un portafoglio ordini di oltre 3,5 miliardi di euro) e garantiva il pane a ben ottomila dipendenti, si sarebbe dovuta, invece, occupare della commessa. Un assegno che la Regione era pronta a staccare per la progettazione esecutiva e la realizzazione della metroleggera. Era il 2016, sembrava l’alba di un nuovo giorno. E, invece, il sole tramontò presto su quella idea tra ricorsi al Tar, guerre tra enti e inchieste giudiziarie che hanno generato un’incompiuta da circa 200 milioni di euro. E, adesso, la volontà è quella di ricominciare.
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