Il Pd resta un partito solo nelle idee dei padri fondatori. Nella realtà, invece, è una sostanza in movimento, una imprevedibile insidia capace di generare meccanismi traumatici sia politici che elettorali. Da tempo, ormai, c’è uno squarcio tra i dem cosentini. Da una parte c’è l’attuale governance con il segretario provinciale, Vittorio Pecoraro, un giovane rampante scelto per rinnovare la casa dei democratici devastata da anni di lotte interne. Dall’altra, il gruppo dei consiglieri regionali con il vicepresidente dell’Aula, Franco Iacucci, e il capogruppo Mimmo Bevacqua, che hanno preso il largo dopo aver guidato la rivoluzione del 2021 contro le vecchie glorie del Pd alle quali gli iscritti imputavano il fallimento della sinistra da una decina d’anni a questa parte. Ma quell’intesa nata a cena, una sera ad Aiello, la terra di Iacucci, è franata. È lo strappo dei delusi. La gestione del partito cosentino è finita nel mirino della lobby dei consiglieri regionali. L’ultimo affondo di Iaccucci ha aperto gli armadi del Pd proviciale. Ormai c’è ben poco da conservare. Volano gli stracci, gli avvertimenti si incrociano in un linguaggio sempre meno criptico. Pecoraro, però, non si piega, e risponde al “fuoco amico”. «Ho letto con dispiacere le sue parole nell’intervista rilasciata alla Gazzetta. Non voglio rispondere per attaccarlo e alimentare polemiche infinite, anche perché sappiamo che in politica gli argomenti non mancano mai. Però, occorre un ragionamento, a questo punto pubblico e trasparente. Con le sue parole, Iacucci sta rinnegando due anni di lavoro fatto insieme: abbiamo girato molti circoli del Cosentino, abbiamo scelto congiuntamente di sostenere Bonaccini nelle primarie per la segreteria nazionale, abbiamo lavorato alla composizione delle liste per l’Assemblea nazionale anche con scelte dolorose. Insomma, abbiamo fatto un lavoro incessante, arricchito da decine di incontri, riunioni, contatti, di cui lui stesso è stato testimone primario e compartecipe. Come noto, la scelta di ricoprire il ruolo di segretario provinciale nasce da una richiesta, di un nutrito gruppo dirigente del partito di cui faceva parte lo stesso Iacucci, e ho scelto, non senza riserve iniziali, di portare avanti a testa bassa questo lavoro, operando con costanza. Ad esempio, sono stato presente alle feste dell’Unità di agosto, anche se lui hai deciso di non partecipare quest’anno, e agli eventi dell’estate militante di luglio, ai quali lui non è venuto. Disertare le feste del partito è un fatto grave. Durante la Prima Repubblica persino i dirigenti dei partiti avversari come poteva essere la Democrazia cristiana erano presenti. Il loro è un atto di sabotaggio».