Sfuma, per Cosenza, il sogno di diventare capitale italiana della cultura 2026. E con qualche giorno d’anticipo rispetto alla data entro cui era fissata la selezione delle dieci città finaliste, cioè domani. Dal Ministero competente, infatti, ieri è arrivata la comunicazione rispetto alla quale la giunta chiamata a valutare i progetti allegati alle candidature ha provveduto alla scrematura delle località concorrenti, eliminandone sei delle sedici rimaste il lizza.
Le dieci città rimaste in lizza
E tra le escluse, purtroppo, figura anche il capoluogo bruzio, mentre si contenderanno il podio, il prossimo 29 marzo, Agnone (Isernia), Alba (Cuneo), Gaeta (Latina), L’Aquila, Latina, Lucera (Foggia), Maratea, Rimini, Treviso e l’Unione dei comuni Valdichiana senese (Siena). Delusione serpeggiava, ieri, nei corridoi di Palazzo dei Bruzi, non fosse altro perché l’amministrazione comunale aveva prodotto un dossier ambizioso e ricco di elementi identificativi, legando alle radici storiche del territorio i numerosi cantieri avviati, destinati a cambiare completamente il volto di Cosenza, grazie ai finanziamenti dei Cis, i Contratti istituzionali di sviluppo e di Agenda Urbana. Il sindaco, Franz Caruso, credeva tanto in questo prestigioso titolo, stabilendo anche di coinvolgere più soggetti in un quadro prospettico di crescita collettiva.
Caruso non demorde
L’inquilino del Municipio, però, non molla e, anzi rilancia: «Non siamo stati ammessi alla finale – afferma – ma prosegue il nostro cammino per la rinascita socio-culturale ed economica di Cosenza». Certo, si dice amareggiato il sindaco, «anche perché era stato messo in campo – insiste – un progetto importante e valido, in cui abbiamo creduto in tanti e che è stato sostenuto fortemente da ampi settori della società civile, da tantissime istituzioni e organismi socio-culturali e della classe dirigente calabrese, compresi i nostri parlamentari, molti di centrodestra. Ringrazio tutti ed a tutti rivolgo l’invito a proseguire a sostenere il cammino di rinascita di Cosenza che comunque non si arresta. Al contrario, ripartendo dal dossier “Dai sogni ai segni” (il titolo dato alla domanda di candidatura, ndr) andremo avanti spediti per imprimere una svolta radicale, di qualità e di prestigio, nella nostra città e per la nostra comunità».
I vari incontri in Comune
Concetti ribaditi in più di una occasione dal primo cittadino, non ultimo nella riunione tenuta al cospetto dei colleghi sindaci invitati a Palazzo dei Bruzi per estendere l’eventuale raggiungimento del traguardo all’intero territorio provinciale, e poi ancora incontrando i delegati dei Rotary Club, coinvolgendoli per lo stesso motivo. «Il progetto di candidatura di Cosenza a Capitale della Cultura 2026 – ricorda Caruso – è partito dai tanti segni di cambiamento già visibili e tangibili sul nostro territorio, frutto della grande attività di co-progettazione condotta in preparazione ai finanziamenti Cis, di Agenda Urbana, del Pnrr e dei Contratti di Quartiere che stanno per cambiare il volto della città, partendo dalla riqualificazione edilizia, sociale e culturale del suo Centro Storico e delle sue periferie. Segni che ci hanno fatto accarezzare un sogno che, nonostante il fermo della candidatura, va avanti per essere realizzato. Ed, infatti, la nostra aspirazione è quella di rinverdire nel nostro territorio culturalmente vocato, quel clima di forte impulso e fermento intellettuale, vivace e dinamico, che ne hanno fatto l'Atene della Calabria, la città di Telesio e dell'Accademia cosentina, per proiettarci nella nuova dimensione di porta del Mediterraneo verso l’Europa, assegnataci naturalmente dalla posizione strategica che occupa il territorio, posto al centro del Mediterraneo, appunto».
Le sfide future
«Porteremo avanti la sfida – conclude il sindaco Franz Caruso – seguendo la strategia della rinascita co-progettata e co-organizzata con i cittadini e gli stakeholders locali preparando la strada ad un futuro diverso per una comunità che deve trovare proprio nella cultura la leva di inclusione sociale e il volàno per il suo sviluppo».