Città unica, arriva in Regione la "controproposta" dei comitati di Cosenza, Rende e Castrolibero contro la fusione
Nella mattinata di venerdì 22 marzo è stata depositata presso gli uffici del Consiglio Regionale calabrese la proposta di legge che mira a rafforzare il ruolo delle municipalità coinvolte in un progetto di fusione. "Tale proposta, infatti, prevede che eventuali referendum debbano essere ritenuti validi solo se il "sì" dovesse vincere in ogni comune coinvolto, superando il quorum cumulativo. Tale proposta di modifica della legge regionale, dettagliata sopra", affermano i firmatari della proposta, "oltre ad essere condivisa e promossa dai comitati cittadini di Cosenza, Rende e Castrolibero e dall’associazione nazionale per le fusioni FCCN, è sostenuta dai sindaci e dalle amministrazioni comunali di Cosenza e Castrolibero, così come affermato e ribadito nel corso della conferenza stampa dello scorso 11 marzo. Questa proposta di modifica entra di diritto tra le principali iniziative che, come Comitato Cittadino di Rende, abbiamo intrapreso in questi mesi. Iniziative che vogliono gridare la contrarietà ad un disegno di potere, scellerato, totalmente antidemocratico, con metodi degni dei regimi di ieri e di oggi. Vengono mortificati i territori, vengono bypassate le amministrazioni comunali così sovvertite o cancellate e, soprattutto, vengono ignorate le scelte dei cittadini. È proprio per queste mancanze che, dal basso, e quindi dai cittadini delle tre municipalità interessate, parte la proposta di modifica alla legge regionale 13/1983. Sono i cittadini che devono essere al centro delle scelte future dei propri territori, in questo caso né consapevoli né protagonisti. Non può essere consentito a nessuno di realizzare un obiettivo politico di parte in dispregio dei valori fondamentali della democrazia e dell’autodeterminazione dei popoli, tentativo operato dalla giunta e dalla maggioranza consiliare regionale di centro-destra e voluto dalla famiglia Occhiuto e dai loro sodali. Dopo il silenzio assordante e non aver potuto esprimere nelle sedi istituzionali il nostro pensiero e offrire anche il nostro contributo, dopo aver compreso le reali motivazioni di questo proposito di fusione che non può nel modo più assoluto essere definito progetto, è arrivato il momento di dire la verità e dare le responsabilità politiche a chi vuole trasversalmente questa fusione. A cominciare dai partiti e movimenti regionali di minoranza, i quali dichiarano disponibilità al dialogo invece di opporsi con tutte le forze alla volontà di sopprimere, con un colpo di mano, i comuni di Cosenza, Rende e Castrolibero dalla cartina geografica, politica e amministrativa della Regione Calabria. Alla destra degli Occhiuto e loro sodali noi diciamo "no": noi non consentiremo mai di far cancellare a seconda delle convenienze politiche i comuni della Calabria con un atto di pirateria istituzionale, oggi Cosenza, Rende e Castrolibero, domani qualunque altro che sia di "gradimento". Non consentiremo mai la deriva istituzionale e l’inizio di una moderna stagione di centralismo su base regionale. Per tutto ciò, chiediamo che le forze sindacali, sociali e imprenditoriali, il mondo dell’associazionismo, il mondo accademico e della scuola, tutti i soggetti coinvolti nel destino futuro dei nostri territori, si uniscano ai sindaci, ai Comitati del no alla proposta di legge di fusione e, soprattutto, ai cittadini dei tre comuni per vincere la battaglia della libertà di scelta contro coloro credono di essere nuovi padroni della Calabria". I promotori Francesca Bozzo, Mario Bozzo, Fabio Liparoti e Massimo Scarpelli in rappresentanza dei tre comuni hanno depositato la scheda prototipo e 350 schede con la raccolta delle firme dei cittadini elettori che sottoscrivono l’iniziativa relativa alla proposta di legge “ Modifiche alla Legge regionale 5 aprile 1983, n. 13 - Legge di iniziativa popolare ai sensi della Legge regionale della Calabria n.13 del 5 aprile 1983”. "Iniziamo una nuova battaglia di legalità, insieme a tutti i cittadini Calabresi, raccoglieremo le firme per cambiare la legge regionale. Non più referendum consultivo, ma vincolante comune per comune", hanno concluso i firmatari.