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Cosenza, i tre consiglieri “dissidenti” sfidano il Pd. Tinto, Graziadio e Trecroci rischiano l’espulsione

Intendono capire perché. Come mai la Direzione del partito ha paventato la possibilità di una loro espulsione. «Ci siamo rimasti male», la frase di esordio pronunciata ieri da Francesco Graziadio, Aldo Trecroci e Gianfranco Tinto in conferenza stampa.
I tre consiglieri comunali, nei giorni scorsi, hanno ricevuto il preavviso di “sfratto” dal Pd, ma ancora oggi non riescono a capacitarsi di questa decisione, se non riconducendola al fatto di avere sollecitato, in più di una circostanza, maggiore dialogo e più coinvolgimento nelle scelte di una forza politica chiamata, per vocazione, a favorire la partecipazione e a motivare iscritti e simpatizzanti. «Invece niente di tutto ciò», hanno rimarcato i dissidenti, diventati tali non per capriccio, quanto, piuttosto, per inseguire quella velleità «sempre preclusa».
Il “cartellino rosso”, in pratica, sarebbe stato loro estratto a distanza di qualche mese dalla formazione, nell’ambito del civico consesso, di un gruppo autonomo dai tre costituito, non a caso denominato “Democrazia e Partecipazione”, pronti, pertanto, a sganciarsi dai compagni di banco targati Partito democratico, ma conservando la tessera. «Tra un paio d’anni – la certezza mista a ironia – noi faremo sicuramente ancora parte del Pd, mentre coloro i quali ci vogliono fuori probabilmente avranno mollato la presa». Non ci stanno, insomma, Trecroci, Graziadio e Tinto, contestano la linea adottata dal partito, imputandogli di essere «poco incline alla conversazione».
E ricordano le sparute riunioni organizzate dal Circolo cittadino, dall’Assemblea e dalla Direzione, «quest’ultima concentrata più sulle quisquilie che verso i reali problemi da affrontare».

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