Il salvagente, invocato da Vittorio Pecoraro, è servito ad evitare altre smagliature nel Pd che affronta questa difficile veglia elettorale. La mail inviata dal leader della Federazione provinciale, lunedì sera, ha stoppato in extremis la decisione della Commissione di garanzia. Pecoraro ha utilizzato la direttiva del Nazareno che invita a sospendere «tutte le attività interne non strettamente legate al voto». Una richiesta che «per senso di responsabilità» è stata accolta dal presidente dell’organo di garanzie e di terzietà, Salvatore Perugini, che ha ribadito, tuttavia, che la commissione «è pronta, all’esito delle concluse istruttorie sui casi di Cosenza e Roggiano, per decidere i ricorsi iscritti all’ordine del giorno della riunione». Un cavillo, insomma, per salvare la faccia e far riposare in pace il partito in una campagna elettorale assai complicata. C’è da ricostruire un consenso forte in Europa pur non avendo candidati cosentini in lista per la prima volta dopo anni di presenza attiva. E c’è da tenersi a galla a Corigliano Rossano dove, tra mille difficoltà e grazie all’impegno di pochi, è stata assemblata una lista, sia pur “ridotta”nel numero, riuscendo ad evitare il passaggio a vuoto di un’assenza ingiustificata che sarebbe stato ancora più clamoroso. Del resto, ci sono candidati e candidate che ricoprono ruoli di vertice nel Pd (come Rosellina Madeo che è parte dell’Assemblea nazionale dem ed è stata capogruppo in consiglio comunale) che si trovano candidati in altre liste, sempre a sostegno del centrosinistra. Anomalie diffuse che confinano l’auspicata unità del partito all’interno delle dichiarazioni di rito mentre la realtà che si vive è di uno scacchiere sfilacciato in mezzo a una storica frattura mai sanata. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Cosenza