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Elezioni Europee a rischio astensione, negli anni è cresciuta la sfiducia

Cinque anni fa alle urne solo il 43,5% dei cosentini e nel 2014 votò il 45,15% Il record di partecipazione risale al giugno del 1979 con l’82,5% Con il tramonto della Prima Repubblica l’adesione è crollata


L’urna europea rischia di trasformarsi in un campo minato in mezzo al disinteresse della gente che sta crescendo negli anni. Cosenza è l’immagine di un Sud invaso dai cercatori di voti (sono stati tanti i leader politici passati da qui in quest’ultimo mese) che puntualmente riportano questa terra al centro delle loro appassionate campagne elettorale. Ma, poi, i riflettori si spengono indipendentemente dall’esito del voto. Illusioni seguite da puntuali delusioni che hanno prodotto un Meridione sempre più vuoto di gente e di contenuti con diritti essenziali negati e una sfiducia che si è dilatata, inevitabilmente, verso il principale esercizio di democrazia partecipata. Una diserzione che è la risposta al disinteresse della politica. Una vendetta annunciata.
Persino il voto spalmato su due giorni (con il ritorno al sabato elettorale, introdotto per la prima volta in Italia nel 2004), stavolta, potrebbe non essere sufficiente per superare quel malinconico 43,5% registrato alle ultime Europee del 26 maggio del 2019, quando appena 24.261 cosentini su 55.717 iscritti nei registri delle 82 sezioni cittadine si recarono alle urne.
E proprio quella sfida più recente rappresenta il punto più basso di partecipazione della città alla competizione continentale. Cinque anni prima, esattamente il 25 maggio del 2014, l’affluenza registrò un dato di poco superiore: 45,15%. Per avere un’adesione dignitosa bisogna risalire al 7 giugno del 2009 quando si toccò una percentuale di votanti pari al 63,70% (con 37.470 votanti su 58.819 elettori). Naturalmente, gli anni migliori sono stati quelli della Prima Repubblica quando la fiducia nella politica e nei partiti era assai evidente e i politici erano le sentinelle dei territori. Il 18 giugno del 1989 Cosenza registrò una partecipazione importante con il 71,93% (votarono in 47.523 su 66.664 aventi diritto). Il 17 giugno del 1984 andò ancora meglio: 77,96% di affluenza grazie ai 51.663 (su 66.271) cosentini che si recarono alle urne. Il record assoluto è, però, quello della prima elezione del Parlamento europeo che risale al 10 giugno del 1979. I nove stati membri (Italia, Francia, Germania Ovest, Regno Unito, Paesi Bassi, Belgio, Danimarca, Irlanda e Lussemburgo) della Comunità europea elessero, complessivamente, 410 membri. Cosenza diede fiducia a quella proposta con una partecipazione al voto dell’82,15%, pari a 55.049 schede scrutinate su un totale di 67.009 elettori iscritti.
A 45 anni da quella consultazione, l’euforia è sparita. Di quegli anni restano (su carta) solo le idee. L’Europa qui non è mai arrivata davvero. La Calabria fa parte di quel Mezzogiorno che è cresciuto (si fa per dire) a Sud di Eboli, periferia estrema del continente. Una terra che continua a soffrire la fuga dei suoi giovani. E ciò che sopravvive, resta schiacciata sotto il peso della disoccupazione e strangolata dall’assedio della ’ndrangheta.

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