La storia di Cosenza è stata riscritta in poco più di un anno. Un anno di cambiamenti e di stravolgimenti, di visioni e di previsioni, fatti che si sono combinati dentro una trama unica che hanno proiettato questa terra in una promessa di rinnovamento. In poco più di un anno la Regione ha istituito la Facoltà di Medicina all’Unical (con la collaborazione determinante del rettore Nicola Leone), avviato il progetto di Città unica, modificato l’ubicazione del nuovo Policlinico. Una sete di assoluto riversata su un grande comprensorio, un furore che ha disorientato Palazzo dei Bruzi. Le prospettive fiammeggianti hanno segnato anche l’inizio di scontri istituzionali senza precedenti. E proprio la scelta di bruciare il progetto (ispirato dall’ex governatore di centrosinistra, Mario Oliverio) dell’ospedale universitario nell’area dello scalo ferroviario è diventata la miccia a combustione rapida che ha fatto saltare in aria i pilastri della diplomazia su cui si pensava di poggiare i progetti delle grandi opere. Vano lo sforzo del Comune di intrappolare il respiro della nuova “Annunziata” a Vaglio Lise. Vano anche il voto del Consiglio comunale. La Regione lo costruirà in contrada “Rocchi” all’Unical, su terreni già disponibili. Il governatore non è intenzionato a fermarsi. A margine dell’inaugurazione del nuovo Pronto soccorso dell’Hub, Roberto Occhiuto aveva annunciato l’imminente incontro col manager dell’Inail per il finanziamento accantonato dall’Istituto.
Ma la storia del nuovo Policlinico all’Unical ritorna con le sue sfumature anche nel progetto di Città unica che corre verso l’approdo di febbraio 2025. Entro fine mese potrebbe essere convocato un Consiglio regionale con la fusione come unico argomento in discussione. E ieri è tornato sull’argomento anche Franz Caruso, lanciando un allarme: «Nella prossima seduta del consiglio regionale il centrodestra ha deciso di approvare la norma per l’indizione del referendum per la istituzione della città unica tra Cosenza, Rende e Castrolibero. Siamo in presenza di una evidente forzatura. L’obiettivo, pertanto, è prima di tutto quello di voler mano libera per poter esercitare, come Consiglio regionale, il potere di scioglimento dei consigli comunali. Un potere che la Carta costituzionale e le leggi ordinarie dello Stato riconoscono a ben altri organismi e non certo ad un Consiglio regionale. Un fatto di inaudita gravità che attribuisce oggettivamente alla Regione un potere di ricatto verso tutti quei sindaci e maggioranze consiliari non gradite al presidente della Giunta».
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