Una casa disfatta, accartocciata su se stessa, alla ricerca dell’identità perduta. La casa dem, oggi, è un grumo sofferto di rancori, un altrove senza pace, un fronte perennemente in crisi, sfaldato e corroso dai venti impetuosi delle correnti. Il partito disorientato prova a predisporsi per l’assemblea cittadina. L’assise è annunciata per martedì 23 luglio, nella sala del Crocifisso della Riforma, con due punti all’ordine del giorno: l’analisi del voto e il ritorno della Festa dell’Unità. Per questa mattina alle 10, invece, i vertici del partito di Cosenza, la segretaria del Circolo, Rosi Caligiuri, e il presidente della direzione cittadina, Gabriele Petrone, hanno convocato una conferenza stampa per anticipare i temi che saranno approfonditi dagli iscritti. Un’adunata di popolo per provare a riportare in vita quel concetto di radicamento sul territorio che non c’è più, spazzato via dalla fase destrutturante del Commissariamento. Il Pd ha perduto i connotati dell’antenato Pci, il vecchio partito comunista che era per definizione antagonista, capace di unire le forze proletarie e di combattere per i diritti degli ultimi. E, in fondo, il Pci era un partito di prossimità, viveva dentro ogni circolo perché ogni sezione territoriale era una grande famiglia nella quale non contavano i nomi o i ruoli ma si viveva fieri dell’appartenenza, di essere “compagne” e “compagni”. Era così che si gestiva quel consenso che oggi è precipitato in coda agli indici di fiducia. Effetti di una fase oscurantista che ha avuto riflessi traumatici in termini politici ed elettorali.