Il Movimento Cinquestelle non sembra favorevole alla Città unica. O almeno nella forma e, soprattutto, nei modi in cui è stata proposta sia dalla maggioranza di centrodestra che dal Pd. Ne parliamo con Anna Laura Orrico parlamentare ed ex sottosegretario di Stato. Qual è la posizione sua e del movimento sulla città unica? «Il M5s è storicamente orientato per l’ottimizzazione della spesa pubblica come spesso avviene per l’unione dei piccoli comuni ma, a parte che non è questo il caso, noi siamo molto preoccupati rispetto questa legge sulla “città unica” voluta dal centrodestra perché ignora la partecipazione. Siamo contrari al metodo poiché il provvedimento è calato dall’alto, passato all’interno di una legge omnibus e sostenuto, fra l’altro, da uno studio di fattibilità privo di concretezza. Inoltre il referendum proposto è solo consultivo e la legge non prevede la possibilità, per i rispettivi consigli comunali, di esprimersi con apposita delibera così come avvenuto, ad esempio, nella fusione dei comuni di Corigliano e Rossano». Perché non la convince il referendum? «A noi i referendum convincono: pensi a quello cui stiamo lavorando con impegno per l’abrogazione della legge sull’Autonomia differenziata. Solo che questo sulla “città unica” è una consultazione farlocca perché non è vincolante dunque i cittadini verranno nuovamente raggirati da una politica che ha paura di confrontarsi e costruire percorsi di democrazia reale. In più è ingannevole in quanto il secondo dei due quesiti influenza il primo visto che si chiede quale nome dovrebbe avere la “città unica” a prescindere dal risultato della consultazione referendaria. Come si fa a decidere il destino di tre comunità come Cosenza, Rende e Castrolibero senza considerare vincolante la volontà dei cittadini che ogni giorno vivono quelle realtà? Sarebbe un atto di supponenza politica e istituzionale».