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Città unica a Cosenza: “Nessun patto di potere”. Parola di Pecoraro e Locanto

Il segretario e il presidente provinciale del Pd spiegano il senso dell’accordo democratico siglato in consiglio regionale; rilanciano la meritoria azione svolta dal gruppo consiliare democrats. dettando in modo inequivoco la linea del partito. Consentita la chiusura della legislatura

Vittorio Pecoraro - Pd

Il linguaggio della chiarezza. Proposto in un guazzabuglio di parole, ricorsi alla giustizia amministrativa, provocazioni e prese di posizione non in linea con la strategia indicata dal partito.
Vittorio Pecoraro e Maria Locanto, rispettivamente segretario e presidente provinciale del Pd, sgombrano il campo da trappole e equivoci rilanciando il tema vitale (per l’area urbana) della Città unica.
«Il Partito Democratico vuole essere uno dei grandi motori democratici e popolari della realizzazione della "Città Unica". Crediamo fermamente che questo progetto rappresenti un'opportunità unica per il Mezzogiorno, e siamo già al lavoro sull'elaborazione di un piano di governo che, attraverso l'impegno delle nostre donne e dei nostri uomini, possa trasformare Cosenza-Rende-Castrolibero nella capitale dello sviluppo sostenibile del Sud Italia». Nessun inciucio però con gli avversari della maggioranza di centrodestra.
«Al contrario della destra» precisano «la nostra visione è chiara: la "Città Unica" non è solo un atto amministrativo o un cavillo legislativo, ma un progetto concreto basato su investimenti pubblici mirati e una programmazione urbana integrata dei servizi. Tuttavia, nonostante i nostri sforzi, da anni attendiamo inutilmente risposte concrete dalla Regione su temi cruciali come la metropolitana leggera e il nuovo ospedale, due pilastri fondamentali per il futuro della città».
Ma il progetto è troppo importante perchè rimanga solo nelle mani della maggioranza che governa il Paese e la Regione e i due esponenti politici dem lo spiegano a chiare lettere.
«Sebbene non abbiamo condiviso il metodo imposto dall’alto dalla Regione per promuovere la fusione, non abbiamo mai perso di vista l'obiettivo finale che condividiamo: la costruzione della Città Unica. Non intendiamo rallentare questo processo per mere logiche di contrapposizione politica o per intestare battaglie solo per occupare uno spazio. Per questo, insieme ai Consiglieri regionali del Partito Democratico, Mimmo Bevacqua e Franco Iacucci, abbiamo lavorato intensamente in consiglio regionale e coinvolto le amministrazioni locali, a partire da Giuseppe Mazzuca, presidente del consiglio comunale di Cosenza, in linea anche con gli indirizzi emersi negli ultimi mesi dal direttivo del circolo cittadino di Cosenza guidato dalla Segreteria Caligiuri. Non abbiamo risolto tutti i problemi, ma abbiamo operato con determinazione per correggere le storture presenti nel progetto di fusione proposto dal centrodestra. In particolare, ci siamo opposti al tentativo di sciogliere l'amministrazione comunale di Cosenza, considerata ostile dalla destra, una manovra che avrebbe compromesso la vita democratica della città. Nessun capoluogo può essere sciolto a metà mandato per il proprio colore politico, solo perché magari non gradito a Palazzo Chigi. Non c’è stato un patto di potere, ma una tutela del valore costituzionale delle autonomie locali. Grazie alla forza di un ampio accordo democratico in seno all’assemblea regionale, siamo riusciti a scongiurare questo rischio, proteggendo così le fondamenta della democrazia locale».
E il nodo centrale dell’accordo democratico è stato lo slittamento della nascita della grande Cosenza.
«Lo spostamento al 2027 per l'attuazione della Città Unica è stato un passo cruciale. Questo rinvio» affermano Pecoraro e Locanto «ci offre un'opportunità preziosa non solo per garantire il naturale prosieguo dell’amministrazione Caruso di Cosenza fino a a scadenza di mandato, ma anche per completare con maggiore libertà le sfide del Pnrr entro il 2026 e poi avviare una nuova governance del territorio in linea anche con la nuova programmazione europea dei fondi di coesione che partirà nel 2028. Inoltre, questo tempo extra ci consentirà di coinvolgere più attivamente le comunità locali, affinando la proposta in modo che risponda realmente ai bisogni dei cittadini. Per il bene esclusivo dei cittadini, abbiamo contribuito a migliorare l'impatto di una legge che non abbiamo scritto e che non abbiamo sostenuto, e ora spetta ai cittadini esprimersi tramite referendum. Il Partito Democratico è unito e pronto ad affrontare la sfida della Città Unica, portando questa discussione tra le persone, fuori dai palazzi». Come dire? Chiusa la stagione delle inutili polemiche e... avanti tutta.

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